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A spasso tra i mercati storici di Palermo

La Vucciria, il Capo, Borgo Vecchio e il Ballarò: sono quattro mercati storici di Palermo più importanti che oggi sono diventati anche punti di ritrovo e centro dello street food cittadino.

La Vucciria, il Capo, Borgo Vecchio e il Ballarò: sono i quattro mercati storici di Palermo più importanti che oggi sono diventati anche punti di ritrovo dei giovani e centro dello street food cittadino.

mercati-storici-palermoLa storia della città di Palermo testimonia che, da sempre, ogni quartiere ha avuto il proprio mercato e alcuni di essi, costruiti in punti strategici della città, esistono ancora oggi avendo resistito alle modifiche dell’aspetto urbano attuate nel corso degli anni.

Si accede a questi mercati attraverso solide porte che servivano per difendere il centro abitato dagli invasori. La struttura immutata delle strade, dei vicoli e di molti edifici, sembra catapultarci indietro nel tempo, tra abitudini e tradizioni popolari e folcloristiche mai dimenticate. Si può rivivere il brulichìo di un tempo, la vivacità dei commercianti e i mille colori della frutta, della verdura e delle merci esposte sui banchi all’aperto.

Oggi sono quattro i mercati storici di Palermo più importanti: la Vucciria, il Capo, il Borgo Vecchio e il Ballarò.

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“Vucciria” di Renato Guttuso (1974).

La Vucciria

La Vucciria è il mercato situato tra il mare e via Roma, una delle più importanti arterie della città. Il nome deriva dal termine francese Boucherie, macelleria. Nel dialetto siciliano però “Vucciria” vuol dire “confusione” e allude al pittoresco, e ancora udibile, vociare dei venditori nel mercato.

Il dipinto del pittore Renato Guttuso (foto), risalente al 1974, lascia immaginare quanto il mercato fosse affollato e sfarzoso dal punto di vista dell’offerta gastronomica. Oggi esso vede l’attività economica del mattino affievolirsi per lasciare il posto alla sua nuova veste, ossia punto di ritrovo e baldoria serale per la gioventù palermitana. Tra una birra e l’altra, infatti, ci si può concedere un piattino di crocché calde o una stecca di stigghiola (budella di vitello intrecciate con cipolla e arrostite).

Il Capo e Ballarò

Rispetto a La Vucciria, Il Capo e il Ballarò hanno mantenuto in misura maggiore l’impronta originale, non solo per le bancarelle ancora molto numerose ma anche per l’atmosfera e il cibo di strada.

Il mercato del Capo, a cui si accede tramite la famosa Porta Carini, è situato in una zona più a nord di Palermo mentre il Ballarò, il più antico della città, si estende da Piazza Casa Professa a corso Tukori. In entrambi, si possono acquistare frutta, frutta secca, verdura, carne, insaccati e un’immensa varietà di cibo da strada.

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Situati poco lontano dall’Università, essicostituiscono anche un punto di passaggio per gli studenti, che amano fermarsi per sorseggiare una birra o mangiare carne arrostita ascoltando musica.

Borgo Vecchio

Al centro di Palermo, il mercato di Borgo Vecchio si trova tra Piazza Sturzo e Piazza Ucciardone. Nel corso degli anni, da polo commerciale è diventato anche luogo della movida notturna e infatti le luci e i locali qui presenti, restano aperti fino a tardi raccogliendo migliaia di giovani.

Grazie ai mercati e alle bancarelle isolate sparse per tutta la città, a Palermo si è radicalizzata la tradizione dello street food e dei buffettieri, il nome con cui venivano chiamati coloro che sistemavano i banconi ai lati dei vicoli.

Questi chef da strada schietti ed esperti, propongono una cucina tradizionale golosa e non eccessivamente costosa che rende davvero difficile l’affermarsi delle catene di fast food provenienti dall’estero.

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Clarissa Iraci

Cirasa siciliana - Sono nata e cresciuta a Palermo, capitale dello street food. Dopo la laurea in “Comunicazione per i Media e le Istituzioni“, con una tesi sulla “Traduzione sinestesica della sensazione gustativa in pubblicità”, ho deciso di seguire la passione per il mondo della gastronomia. Da siciliana orgogliosa, mi piacerebbe trasmettere passioni e storie relative al gusto, di questa terra bella e maledetta.

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