In oltre 120 anni questo ristorante a pochi km da Torino è cambiato senza cambiare, grazie all’alternarsi di 5 generazioni che hanno portato avanti l’amore per la buona cucina e la tradizione del mangiar bene piemontese
Se cercate un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato e dove l’autentica cucina piemontese è sostenuta da una continua e accorta attenzione alle materie prime locali, allora dovete fare una sosta da “Celestino”, ristorante e locanda.
Siamo a pochi minuti di auto da quel gioiello barocco che è Stupinigi, una delle residenze sabaude forse più ammirate e più celebri, iniziata su progetto del Juvarra nel 1729 e divenuta luogo di svago della famiglia reale. Proseguendo oltre la splendida riserva naturale che la circonda, si raggiunge Piobesi Torinese, cittadina alle porte di Torino: qui, affacciato sul corso principale, si trova il ristorante Celestino, con le sue dodici camere.

Ristorante Celestino: storia di un luogo antico
Moderno e accogliente, ma inserito in una struttura che un tempo fu una signorile dimora del Quattrocento, il locale accoglie da oltre 120 anni gli amanti del buon gusto in tutti i sensi. Infatti, quando nel 1904 il capostipite Celestino Scalenghe iniziò l’attività, c’erano anche la macelleria e la rivendita di alimentari. Il vero e proprio ristoro si trovava poco distante da dove sorge ora e si chiamava “Trattoria dei Cacciatori” anche se per tutti era “da Celestino”.
Narrano le cronache che il grande Erminio Maccario concludesse i suoi spettacoli raccomandando, rigorosamente in piemontese, di andare a mangiare e bere da Celestino: «e adess, se veule mangé e beive bin deve andé tuti a da Celestin a Piubes» (e ora se volete mangiare e bere bene, dovete andare tutti da Celestino a Piobesi).
Nel corso degli anni quello che era un piccolo punto di ristoro si è trasformato in un locale al passo con i tempi, dove oggi Sergio Leggero con la moglie Daniela e i figli Federica e Lorenzo tramandano una tradizione di famiglia che guarda avanti, senza però scordare le origini.

Il menu: Piemonte nel DNA
La cucina non può che essere un inno alla piemontesità, con una proposta di ricette che affondano la propria sostanza nel DNA sabaudo e sono alimentate da una continua e accorta attenzione alle materie prime locali e alla stagionalità.
E proprio il succedersi delle stagioni scandisce le serate a tema che contemplano asparagi, carciofi e, in autunno, i funghi porcini e il pregiato tartufo bianco, la trifola. I piatti sono targati profondo Piemonte, ma non manca in carta almeno una proposta di pesce e in particolare trote e carpe, a seconda della disponibilità.
Il menu scalda il cuore solo a leggerlo: gli antipasti aprono le danze con il Girello di Fassone in salsa tonnata all’antica, le Acciughe al bagnetto verde e gli immancabili Tomini elettrici in salsa rossa piemontese (piccante il giusto). Consigliatissimo, poi, il Coniglio grigio di Carmagnola, una rivisitazione del “tonno di coniglio”, dove la dolcezza delle carni bianche è avvolta da una delicata gelatina ed esaltata da una giardiniera di verdure all’agro.

Con i primi, si va sul sicuro scegliendo le paste fresche fatte in casa, agnolotti, plin e tajarin all’uovo. Gli “Agnulot d’ Celestin” al sugo d’arrosto sono sicuramente l’orgoglio del signor Sergio che ha dato vita per loro a un inconfondibile ripieno a base di salame cotto piemontese, riso, carne di vitello e di maiale, cervella al burro e crauti monferrini.

Per chi ama sapori più delicati, consigliamo invece i plin ripieni di formaggio Seirass su brunoise di verdure di stagione, oppure i gustosi gnocchi di patate, sempre rigorosamente fatti in casa e conditi con la fonduta di Cevrin (caprino) di Coazze.


Per i secondi non si sbaglia con la finanziera, perché Celestino è ancora uno dei pochissimi posti dove questo piatto è quasi sempre in carta assieme a una versione ridotta del Fritto misto piemontese e alla Guancia di vitello brasata al Barolo.

Il carpione nella bella stagione
Ma quando arriva la bella stagione, spunta in carta anche un intramontabile della cucina sabauda, il carpione! Questo tipico piatto contadino, pensato per ristorare dall’afa estiva e dal lavoro dei campi, è tanto versatile da trasformarsi in goloso antipasto o squisito piatto unico. Vede infatti protagonisti ingredienti essenziali come carne di vitello o pollo, pesce, uova e verdure dell’orto, fritti e marinati in aceto e vino bianco e insaporiti con la salvia: un piatto che gratifica sempre il palato grazie al suo sapore acidulo, fresco e stuzzicante.
Per i dolci, risulta veramente difficile scegliere se tuffare il cucchiaio nello Zabaione al marsala con paste di meliga del Monregalese o nel Bonet con il gel al Rhum e polvere di amaretti. Chi ama il cioccolato non può perdersi il Gianduiotto con croccante alle mandorle e lamponi, ma se si vuole sperimentare una piacevole escursione in terra francese, consigliamo la Tarte tatin voluta in carta da Lorenzo, che ha una passione particolare per la frutta cotta e la cannella.

Per chi ama i formaggi, da non perdere la sintetica ed accurata selezione di produzioni locali: dal Castelmagno d’Alpeggio La Meiro, al Testun al Barolo di Ocelli, dal Seirass del fen dell’azienda agricola Charbonnier Luca, alla Toma stagionata nel malto d’orzo e whisky sempre di Ocelli, solo per citarne alcune.
Carta dei vini a prevalenza piemontese
La carta dei vini, infine, conta un centinaio di etichette e si ispira principalmente al Piemonte, ma con qualche incursione nelle cantine della Penisola. Noi abbiamo provato due vitigni autoctoni prodotti dalla cantina Bel Colle di Verduno, nelle Langhe: il Nascetta Langhe Doc, un bianco semiaromatico la cui importante struttura e i cui livelli di acidità gli conferiscono una grande capacità di invecchiamento; e un Pelaverga, rosso dalle piacevoli note pepate con sentori di ciliegia da giovane.
Per chi ama la Bagna Caoda
Una nota per chi scegliesse di visitare Torino e il Piemonte in autunno: Celestino in questo periodo dell’anno propone in carta anche la celebre “Bagna Caoda”, salsa a base di aglio e acciughe servita nei “fujot”, particolari recipienti in terracotta con sotto una fiammella che tiene caldo l’intingolo. Vero e proprio rito di convivialità oltre che esperienza di gusto, da provare almeno una volta nella vita!
Perché Celestino ci è piaciuto?
Indubbiamente per lo spirito di ospitalità dei quattro membri della famiglia Leggero, che, al timone di Celestino si spartiscono i ruoli nel rispetto di quello che sembra essere l’ordinamento di famiglia: gli uomini in cucina e le signore in sala. Quando nacque la locanda – termine che trasmette ricordi e belle sensazioni – erano altri tempi, vi erano sicuramente altre esigenze ma oggi, dopo più di un secolo, rimane tra queste mura quell’atmosfera di calore che solo i membri di una famiglia possono trasmetterti.
Ci fa anche piacere sottolineare l’eccezionale rapporto qualità prezzo: materie prime selezionate in un’ottica di sostenibilità, grande attenzione per la filiera locale, piatti preparati con cura e un ambiente sobrio e confortevole corrispondono a prezzi che riteniamo decisamente onesti e accessibili.
Un’ultima curiosità
Ancora una curiosità dal libro dei ricordi di famiglia. Il bisnonno Celestino aveva ideato un “servizio di taxi” ante litteram, che accompagnava i clienti al ristorante e li riportava a casa, complici un asino e un calesse. Un’idea che sarebbe vincente anche oggi per rimediare ai rischi di controlli dopo una buona libagione!
Ristorante Celestino
Corso Italia, 10 – Piobesi Torinese (TO)
Orari di apertura: Pranzo 12.00-15.00 – Cena 19.30-22.00
Chiuso la domenica sera e il martedì
https://www.hotelristorantecelestino.it/