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Tra i profumi dell’autunno: vino, castagne e sagre che le celebrano

Castagne e sagre: il binomio autunnale che rianima i borghi

Protagonista in sagre e feste dalla valenza religiosa e sacra, ma anche dall’intenso contenuto conviviale, il ricciuto frutto per molti secoli è stato il “pane dei poveri“. Oggi la castagna è una prelibatezza, ricca di proprietà nutrizionali, che continua ad affascinare per le leggende a cui si accompagna

Sono oltre 40 mila le sagre italiane che in questo periodo dell’anno, oltre a conservare un significato sacro e religioso, promuovono la convivialità all’insegna dei prodotti autunnali come la castagna. Non fa eccezione la Campania, e in particolare l’area tra l’Irpinia e il Beneventano dove il ricciuto frutto viene celebrato in molti paesini e borghi antichi.

Da Montella a Summonte, da Monte Faito ad Avella, da Roccamonfina ad Acerno Castelvenere è un susseguirsi di fiere e sagre della castagna che riportano in vita ricette e tradizioni centenarie, tra campanili svettanti e piazze cariche di storia. E, anche quando le preparazioni gastronomiche sembrano simili nel tema, si può stare tranquilli che si tratta di lavorazioni e golosità diverse.

Fin dall’antichità si conoscono le virtù delle castagne.

Storia e benefici delle castagne

Importata dai romani, la castagna per molti secoli è stato un alimento essenziale e offerto dalla natura, tanto da essere definito il “pane dei poveri” grazie alla farina prodotta dalla sua macinazione. Solo nel finire del Settecento, grazie al “marron glacè”, questo alimento fu elevato a vera prelibatezza, anche alla luce della sua straordinaria versatilità.

Le virtù nutrizionali delle castagne sono note fin dai tempi più antichi e già nella tradizione farmaceutica popolare, venivano consigliate in caso di anemia e debilitazione. Contengono, infatti, proteine, sali minerali e un’alta percentuale di amidi, associata alla ricchezza di grassi. Per l’ottima digeribilità, si adattano all’alimentazione degli sportivi.

I decotti a base di castagna, inoltre, sono ricchi di tannini e possono dare benefici per bronchiti e diarrea mentre l’acqua della bollitura è un ottimo fertilizzante per le piante. 

Pane di castagne.

San Martino, tra tradizioni contadine e giovani resilienti

A Castelpagano, in provincia di Benevento, sono i giovani della locale Pro Loco a collaborare con il Comune per celebrare la castagna, incastonandone l’evento nella più antica tradizione contadina: la fine dell’anno, segnata da San Martino.

Nel piccolo e grazioso paesino tra le pendici del promontorio Miscano, seguendo l’antico adagio “San Martino ogni mosto si trasforma in vino”, il 16 novembre si svolge una sagra che unisce la castagna al buon vino, cantucci e polenta. Un progetto importante a livello locale, che mira anche a fronteggiare la sfida dello spopolamento, come spiega Dolores, l’entusiasta giovane presidente della Pro Loco. Quello che si intende fare, è mettere in campo ogni strategia utile affinchè tali occasioni portino benefici all’intera comunità attraendo l’attenzione degli avventori occasionali e degli stessi residenti, per far scoprire un’offerta turistica a tutto tondo.

L’antichissimo borgo di Castelpagano, con la sua Colonna della Gogna e il Palazzo Ducale, è noto anche per la sagra del prosciutto paesano, in agosto, e del fungo porcino, che si tiene a settembre.

La castagna e San Benedetto

Tra le tante leggende sulla castagna, una è quella legata a San Benedetto, il quale ascoltò le invocazioni delle popolazioni affamate. Avendo a disposizione le castagne ricoperte dal riccio, le benedì e i ricci si aprirono a segno di croce.

Non mancano alcuni detti legati al frutto come: «togliere le castagne dal fuoco» oppure «stare in castagna» facenti ormai parte del lessico comune.

La caldarrosta e altre prelibatezza con la castagna

Ma tornando alle sagre, ognuna lega a filo doppio l’uomo al luogo, alla memoria e al sapore. La ricetta dominante resta la caldarrosta, legata anche alla povertà contadina, poi man mano nel tempo, si è scoperta la farina di castagna, con pasta e sfoglie di dolci, poi il castagnaccio, bollite con l’alloro, e tanti dolci dalla nouvelle cuisine, con i marron glacè e via discorrendo. E tante sono le zuppe, i risotti, le pastasciutte, i bocconcini, le polpette, le crostate, le torte, in quel tripudio di arte e sapori che portate in tavola donano gusto e creatività.

Le caldarroste protagoniste di tanti eventi autunnali.

La sagra però resta la ricorrenza più esaltante, e per diverse comunità è diventata occasione di festa popolare di piazza fra balli e libagioni. Motivo per tornare nei paesi di origine, anche se per una volta ancora, per assaporare i sapori del tempo che restano nella memoria di ognuno. Insomma si tratta di valorizzazione di luoghi, cultura e prodotti tipici, oggi classificati tra quelli tradizionali. E a questi eventi va dato un altro tipo di valore.

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Celestino Agostinelli

Laurea in Scienze Politiche e Master in comunicazione, da molti anni è giornalista del quotidiano Il Mattino di Napoli e di altre testate. Per La Gazzetta del Gusto, è corrispondente per Campania, Molise e Puglia.

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