La grande diversità di un terroir unico al mondo raccontata in 16 etichette straordinarie. Un evento firmato AIS Lazio con un capitano d’eccezione: il giornalista Roberto Petronio di Revue du vin de France
Generoso e carico di frutto, raffinato quanto potente. Tannini morbidi ed eleganti e un passato glorioso che racconta la grandezza del vino francese e la passione dei suoi vigneron.
Sono tanti i motivi che rendono Châteauneuf-du-Pape più di un semplice vino, a partire dal suo affascinante terroir: un mosaico intrecciato alla sinfonia dei 13 vitigni autorizzati, che si fondono in blend complessi e avvolgenti.
Il “vino dei papi” nasce tra Orange e Avignone, dove l’aria profuma di garrigue e il vento del Mistral accarezza le foglie di viti centenarie: un gioiello enologico, insomma, la cui fama è universalmente riconosciuta e che promette, a ogni sorso, un viaggio nel tempo e nello spazio.

Dalla corte papale alla prima AOC: la storia dei vini
La storia affonda le sue radici nel XIV secolo, durante la cattività avignonese dei Papi. Fu Papa Giovanni XXII, infatti, a scegliere il villaggio di Châteauneuf come residenza estiva, portando il “Vino del Papa” nelle corti europee e contribuendo così alla sua fama.
Un terroir unico, già apprezzato da Galli e Romani, la cui identità è stata plasmata dai viticoltori locali, pionieri nella tutela della qualità sin dal XVIII secolo. Una visione che si concretizzò nel 1936, quando Châteauneuf-du-Pape ottenne il prestigioso riconoscimento di prima AOC vinicola francese.
Un anno dopo, nel 1937, la nascita dell’iconica bottiglia con lo stemma papale e le chiavi di San Pietro: l’emblema di un marchio collettivo, che ne garantisce l’autenticità e ne promuove il prestigio.
Il simbolo di un’eccellenza che continua ancora oggi ad incantare gli appassionati di tutto il mondo.

Un terroir unico, plasmato da storia e natura
Châteauneuf-du-Pape domina il paesaggio del Vaucluse, a sinistra del Rodano, l’artefice geologico di questo terroir così distintivo.
L’area della denominazione, circa 3200 ettari, vanta infatti ben cinque tipologie di suolo, tra calcare, sabbie e marne, oltre ai caratteristici “galets“, che poggiano su un substrato di argilla rossa.
«Vini che hanno la testa al sole e i piedi nell’acqua – racconta Roberto Petronio, giornalista di Revue du Vin de France – Il clima, inoltre, gioca un ruolo cruciale: sole, luce e il vento purificatore del Mistral contribuiscono all’eccellenza di questi vini, forgiando un legame indissolubile tra terra, clima e vitigno»
Una diversità che offre ai viticoltori dei 5 comuni di Châteauneuf-du-Pape, Bédarides, Courthézon, Orange e Sorgues un’ampia tavolozza per creare vini complessi, con assemblaggi piuttosto che con selezioni parcellari.

Un viaggio sensoriale tra 16 etichette d’autore nell’evento AIS Lazio
Dalla potenza austera dei Grenache centenari alla finezza seducente dei bianchi a base Roussanne: l’evento AIS Lazio dello scorso 29 settembre si è trasformato in un viaggio lungo 16 etichette, raccontato da Roberto Petronio alla presenza di Michel Blanc, Direttore della Fédération des Syndicats de producteurs de Châteauneuf-du-Pape e Manon Missongé, responsabile della comunicazione della Maison des vignerons omonima.
Un evento importante, voluto dal Presidente AIS Lazio Francesco Guercilena, allo scopo di mostrare la grande diversità del terroir attraverso le produzioni presentate durante la serata.

L’essenza dei vini Châteauneuf-du-Pape: un mosaico di storie e sapori
La tradizione dei “Vins du Pape” si esprime attraverso 13 vitigni, ognuno con un ruolo preciso nella composizione finale.
Una palette unica che include varietà rosse (93% della produzione) tra le quali Grenache, Syrah e Mourvèdre, e bianche come Roussanne e Clairette.
Rese basse, selezioni rigorose e vendemmie manuali assicurano infine l’eccellenza del prodotto finale.

I bianchi: l’eleganza e la complessità del Rodano
Meno noti rispetto ai loro omologhi rossi, l’anima bianca di Châteauneuf rappresenta una parte affascinante dell’appellation francese.
Alcuni esempi notevoli spaziano dal grande classico Le Vieux Donjon 2023 al sofisticato Domaine Saint-Préfert, stessa annata. Entrambi a base Clairette e Roussanne, colpiscono per la lunga sapidità.
Produzione biologica, invece, per due pionieri come Domaine Pierre Andrè e Domaine de Marcoux. Annata 2023 per le due tipologie ma uve differenti, con la freschezza del Bourboulenc nel primo e la profondità del Roussanne nel secondo.
Freschezza e complessità marcate completano la batteria con Clos des Papes e Domaine du Vieux Télégraphe: entrambi 2020, i due tenori del territorio riflettono appieno la valorizzazione del terroir con due stili diversi, rispettivamente con e senza malolattica.
Dal territorio alla bottiglia: eleganza e terroir a confronto
Il Grenache è il protagonista indiscusso tra i rossi, vinificato tradizionalmente con il raspo che dona struttura e corpo: elementi cruciali per vini da invecchiamento, come la 2018 di Domaine Charvin e Domaine du Bienheureux. Entrambi fedeli all’idea di macerazione di grappoli interi, con vini che uniscono eleganza e freschezza alla potenza tipica della denominazione.
Come un affresco sensoriale indimenticabile, la degustazione contrappone la moderna delicatezza di Domaine André Brunel Les Cailloux 2022 alla fiera struttura (straordinariamente aromatica) di Mas de Boislauzon Tradition 2021. Due facce di una stessa medaglia, ovvero l’eleganza.
La capacità di coniugare profondità e freschezza e le sabbie calcaree accomunano invece Clos du Caillou Les Safres 2022 e Domaine Font de Courtedune Tradition 2021, vinificato a grappolo intero. Due vini su territori vicini ma diversi nell’approccio e nell’affinamento. In comune, il Grenache (quasi) in purezza.

Storia e tradizione dei grandi nomi di Châteauneuf-du-Pape
Una vera danza nel rush finale dell’evento targato AIS Lazio è data da due rinomate etichette della denominazione: Clos du Calvaire Tradition 2022 e il superbo Habemus papam 2021 di Domaine Santa Duc. In entrambi, un’esplosione di frutto, tannini se pur giovani ma in grande equilibrio ed eleganza.
Si chiude quindi in bellezza con Domaine de la Janasse e il suo cru Chaupin 2022. Gli fa eco la storica Clos du Mont-Olivet e la 2020 La Cuvée du papet: due bottiglie gioiello, uniche, inimitabili. Due vini che raccontano un territorio importante.
Un’esperienza che arricchisce palato e mente, ricordandoci perché Châteauneuf-du-Pape rimane un faro nel mondo del vino.
Per maggiori informazioni: www.chateauneuf.com