Tra formaggi a latte crudo e cambiamenti climatici chiude in bellezza la kermesse piemontese

Nato 20 anni fa come una scommessa, Cheese 2017 Bra si è rivelata una vittoria per agricoltori, maestri casari e affinatori, il cui lavoro è stato ampiamente riconosciuto anche nell’edizione appena conclusa. Migliaia di visitatori, accorsi a Bra dall’Italia e dall’estero, sono stati conquistati dalle tante degustazioni.

E anche quest’anno ci siamo, o meglio Cheeseiamo. Settembre sta per finire e, da pochi giorni, si è concluso anche Cheese, la rassegna gastronomica piemontese dedicata ai formaggi più attesa dell’anno che si e tenuta a Bra (CN) dal 15 al 18 scorsi.

L’evento biennale, organizzato da Slow Food da vent’anni, ha registrato numeri molto positivi ed in crescita rispetto alla precedente edizione. Ad animare Bra e Pollenzo, le due location dove si è svolta la kermesse che erano collegate da navette, sono stati oltre 300 mila visitatori tra la giornata di venerdì e quella di lunedì,  298 espositori italiani e 52 stranieri e 16 affinatori provenienti dall’estero.

Grande è stato l’interesse verso i due principali temi trattati in questa edizione: i formaggi a latte crudo e i cambiamenti climatici.

Cheese: i formaggi a latte crudo

Sono a latte crudo, quei formaggi prodotti artigianalmente con il latte autoctono e la cui lavorazione non prevede né la pastorizzazione (trattamento termico volto a ridurre la carica microbica del latte), né l’aggiunta di fermenti industriali, utilizzati dalle aziende a fini caseari.

Questi formaggi, caratterizzati da un profilo organolettico specifico per ogni zona anche nell’ambito della stessa tipologia, mantengono intatte le fragranze delle erbe aromatiche di cui gli animali si nutrono e rifiutano la standardizzazione sensoriale dei prodotti industriali.

I cambiamenti climatici

Il complesso argomento dei cambiamenti climatici, è stato trattato dal climatologo Luca Mercalli. L’esperto, a più riprese, ha sottolineato come tale aspetto sia connesso all’alimentazione molto più di quanto si possa credere e come sia urgente affrontarlo in maniera seria per non arrivare a conseguenze irreversibili.

L’edizione 2017: ecco cosa ha offerto

Passeggiando tra le vie del centro tra pecorini, caprini, Cheddar e Stilton, maestri casari ed affinatori hanno esposto le loro opere d’arte, alcune tra le quali rientrano tra i Presidi Slow Food. Cheese 2017, inoltre, ha ospitato conferenze, dibattiti, percorsi guidati con gli allevatori e laboratori del gusto che hanno intrattenuto piacevolmente i visitatori di ogni età.

L’area ristoro ha registrato code di turisti intenti ad addentare focacce di Recco, osservare la preparazione del caciocavallo impiccato e gustare il gelato alla Robiola di Roccaverano, mentre lo Spazio libero, una grande area tematica dedicata ai “naturali”, si è popolato di visitatori curiosi di assaggiare vini Triple A, birre lambic, formaggi e salumi mai assaggiati prima – vedi Bagoss e Musciska di Pecora.
In attesa che una forma di Parmigiano stagioni 24 mesi ed arrivi la prossima edizione di Cheese, vi saluto con un aforisma di Jean-Anthelme Brillat-Savarin, il fondatore della gastronomia moderna: «Un dessert senza formaggio è come una donna senza un occhio».

Cheese 2017 Bra, il nostro racconto

© Articolo di Alessio D’Aguanno.