Il 23 marzo, al Porto Vecchio di Trieste, si è svolto l’appuntamento annuale con Esperienze di Vitae2025, l’evento che ha proposto in degustazione le etichette che hanno raggiunto almeno i 90/100 di valutazione sulla Guida AIS. Presenti 75 produttori al grande banco d’assaggio
Lo scorso 23 marzo, nella zona di Porto Vecchio a Trieste, si è svolto Esperienze di Vitae2025 – Gran Galà dei vini Top, l’evento dell’Associazione Italiana Sommelier che ha proposto in degustazione le etichette che hanno raggiunto almeno i 90/100 di valutazione sulla Guida Vitae.
Porto Vecchio è una delle aree più iconiche della città e, da sempre, è stata scelta da Gabriele Salvatores come set dei suoi film più famosi (dall’ultimo Napoli- New York al delizioso Il ragazzo invisibile). È un complesso di palazzi immensi, una volta adibito a magazzino merci a zona franca, costruito tra il 1868 e il 1887 con l’intenzione di renderlo punto di riferimento per i traffici di mare verso l’entroterra di Austria e Ungheria.
Ci piace sottolineare l’importanza della location perché, dopo tanti anni di abbandono, attualmente Porto Vecchio è al centro di un progetto di recupero articolato, che ne vede sbocciare rinnovate aree contigue mese dopo mese.
Il Gran Galà dell’Associazione Italiana Sommelier si è svolto nel Magazzino 28, un luogo simbolo della città di Trieste che fa parte del Generali Convention Center Trieste, presentato come uno dei più grandi Centro Congressi Polifunzionale sul mare del Nord est Italia. E degustare buon vino con gli occhi verso il mare fa la differenza.
Esperienze di Vitae2025 a Trieste, il Gran Galà dei vini Top
A partire dalle 15.00, per tre ore e mezza, si sono alternate presentazioni, degustazioni e, soprattutto premiazioni per una kermesse che ha celebrato le attività dell’AIS, una delle più stimate associazioni italiane di Sommelier. Inoltre sono state premiate le bottiglie che hanno ottenuto le 4 viti dalla Guida Vitae 2025.
Settantacinque produttori hanno presentato le loro eccellenze e i 91 vini più rappresentativi del Friuli Venezia Giulia. Un lunghissimo banco d’assaggio, dalla B di Bajta Salez alla Z di Zuani, con alcuni nomi noti quali Collavini, Ferlat, Jermann, Kante, La Viarte, Lis Neris e Livio Felluga, e poi Music fino a Toros, Vie di Romans, Villa Russiz, Zidarich e Zuani, appunto, che chiude la fila.
Tra queste realtà, che hanno un braccio verso il mare e uno già in terre bilingue,hanno presenziato anche piccoli produttori con soli 4 ettari vitati e che producono gemme emozionanti.

Un banco d’assaggio lungo e appassionante
Girovagando tra i banchetti e parlando con gli eleganti professionisti AIS al lavoro, oltre agli assaggi, è stato interessante l’excursus sulla vinificazione dei vitigni in purezza più rappresentativi. In primis friulano e ribolla, ma anche tantissimi sauvignon, vanto e delizia della regione che, da sempre, dei terreni sabbiosi e calcarei nascosti sulle colline ripide davanti al mare fa il suo punto di forza.
A questi “parenti minori” delle primedonne celebrate in questa giornata, abbiamo decretato una vittoria honoris causa, votazioni accademiche a parte. Una bella analisi ci ha condotto nel riconoscimento delle sensazioni gusto-olfattive tipiche dei singoli vitigni, dalle note spiccatamente fruttate e floreali della ribolla gialla al fondo cupo amaricato da mandorla amara del friulano, che dal 2007 non si può più denominare “tocai”, anche se per molti ancora lo è. Per i sauvignon discorso a parte, perchè la loro versatilità riesce a stupire anche i più avvezzi.
Poco dopo l’inizio del pomeriggio, il vicepresidente AIS FVG Roberto Filipaz ha chiamato sul palco i produttori dei vini insigniti con le 4 viti dalla Guida Vitae 2025. Un’istantanea da incorniciare, con i vignaioli sorridenti che, per una volta raccolgono il frutto del loro grande impegno in vigna e in cantina.

Le etichette che abbiamo apprezzato al Gran Galà dei vini Top
Terminata la premiazione, siamo tornati tra i banchi di degustazione e possiamo stilare un elenco dei vini che ci sono rimasti nel cuore.
Da tenere in cantina, il Friulano di Zorzettig: acciaio 100% per preservare le tipiche note fiorite e la sapidità che non stanca. Della stessa azienda, il Sauvignon Myò ci ha stupito per la sensuale nota femminina irrobustita da un corpo e da un carattere, nati in 6 mesi di barrique.
La Malvasia Grame 2022 di Ferlat (premiata) ha un’ambizione ben riposta e non scade nel banale mentre la Ribolla gialla dosaggio zero Millesimé 2019 di Collavini merita il suo attestato di eccellenza. La curiosa vinificazione, vede le autoclavi poste in direzione orizzontale durante la presa di spuma che attende almeno 30 cicli lunari, decretandone l’ingresso nel gruppo degli charmat più lunghi della storia.
«L’idea della Ribolla Gialla Spumante fu una scommessa. – spiega Manlio Collavini, genitore del “Metodo Collavini” – Quasi come puntare al casinò, dove le probabilità di perdere sono molto più elevate di quelle di vincere»,

Dopo una pausa frizzante, l’assaggio di un’altra bolla: il metodo classico di Vigneti Pittaro che ci ha turbato con un pas dosé 84 mesi sui lieviti da uve Chardonnay, datato 2016, e ci ha convinto con la versione Talento Brut 2018 (60 mesi).
Rientriamo nella realtà con un Collio friulano di Borgo del Tiglio che regala una piacevole nota verde e parlante: sembra di essere lì dove il sottosuolo, dal nome scientifico “Flysch di Cormòns”, alterna arenaria e marna, ottimi per una leggera filtrazione del piccolo ruscello perenne che scorre tergo, assicurando sollazzo alle viti anche in periodi altamente siccitosi.
Bajta Salez, con la sua sempre riconosciuta Malvasia 2022, esprime un modo genuino di intendere un vitigno istriano di tutto rispetto. Vale l’assaggio anche delle altre etichette, compreso lo spumeggiante rosato Terra roza, metodo classico 36 mesi da uve Terrano.
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo Livio Felluga. Prima di accedere alla bottiglia blasonata Rosazzo Terre Alte 2021, che si è aggiudicata il premio Gemme dell’anno, abbiamo percorso un viaggio guidato tra i monovitigni, sempre partendo dalla Ribolla e proseguendo per la via del Friulano e del Sauvignon. Incantevole la strada, tra fiori di primavera, sale marino ed erbe di campo, ma ancora più sorprendente la visione finale, con un Terre Alte che sa di rifugio alpino dopo una scalata, conturbante e generoso, equilibrato, davvero meritevole di ogni riconoscimento. La breve macerazione in legno per la ricchezza olfattiva, una malolattica non aggressiva per la morbidezza non banalizzano le note verticali lasciando una inattesa piacevolezza a tutto tondo.

Finiamo con Brazan dell’azienda I Clivi, per restare in tema blend, dove ribolla, friulano e malvasia danzano alle note dell’equilibrio tra classico e moderno. Un altro premio più che meritato.
Siamo alla fine, ma una nota di colore ci ha spiazzato: un vino orange dal tono aranciato vivo e splendente. Parliamo del Ramandolo dell’azienda Giovanni Dri Il Roncatin, in tutte le sue versioni. L’azienda ha sede vicino a Udine, lì dove la regione si chiude definitivamente.

Abbiamo concluso alla grande, quindi, con il palato nutrito di buoni sapori e favolose storie di gente che lavora amando la sua terra. Una terra generosa per persone che sanno apprezzare i doni immensi della Natura e hanno uno sguardo ampio, che dal mare va alle colline.
Info: aisfvg.it