Dal 25 al 27 giugno si è svolta la seconda edizione dell’evento dedicato al vino del canavese, promosso e organizzato dall’Associazione Giovani Vignaioli Canavesani

ReWine 2022: 3 giorni con i Giovani Vignaioli Canavesani (Foto © Nicole Bernardi).
Se la prima edizione era stata un banco di prova ben riuscito, ReWine 2022 è stata una conferma della grande determinazione e passione dei Giovani Vignaioli Canavesani, capaci anche quest’anno di organizzare un evento per mettere al centro quell’eccezionale territorio vitivinicolo che è il Canavese.
Il convegno di ReWine 2022: il terroir, la zonazione e il futuro del Canavese
Proprio il concetto di territorio è stato oggetto del convegno svoltosi nella serata del 25 giugno, a Ivrea, presso il Teatro Giacosa. Sono intervenuti quest’anno Attilio Scienza (Professore di Viticoltura presso l’Università di Milano), Francesco Saverio Russo (fondatore del blog Wine Blog Roll), Armando Castagno (autore, divulgatore e docente presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo), Gabriele Bertone (importatore a Londra presso Ultravino), Andrea Fontana (Presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte), Domenico Tappero Merlo (produttore) e Attilio Balocchi (imprenditore locale e proprietario della Vineria Caino di Salerano).
Tante voci per porsi domande importanti sul futuro di questo territorio: cos’è il terroir e in quale direzione debbano guardare le aziende vitivinicole per valorizzarlo.
Il Terroir e la necessità di studi scientifici
Terroir è un termine ben sfruttato in molte regioni vitivinicole del mondo, soprattutto in Francia, ed è il prodotto unico e irripetibile che nasce dalla sinergia di territorio, clima, tradizione e vitigno. Da un terroir nascono vini ben identificabili, legati profondamente ad un luogo, ad un “saper fare”, in poche parole vini inimitabili. Come ben sottolineato dal Professor Scienza però, per definire un terroir occorre prima fare una zonazione, ovvero individuare aree specifiche all’interno di un territorio in cui i vini mostrano caratteristiche peculiari. Per fare questo occorrono studi scientifici e rigorosi, solo così ciò che già ora si percepisce nei diversi vini in assaggio durante l’evento, può essere riconosciuto in maniera universale e valorizzato.

Un momento del convegno (Foto © Nicole Bernardi).
L’importanza del “giusto prezzo”
Un importante tema del convegno è stato anche la valorizzazione del vino del Canavese, che deve essere sia in termini di immagine, ma anche economici. Viticoltura eroica, zone impervie, attenzione maniacale in vigna e in cantina devono trovare un riscontro adeguato per i vignaioli.
Domenico Tappero Merlo, produttore dell’omonima azienda, ha ben sottolineato come attualmente il lavoro artigianale dei vignaioli sia pagato pochi euro l’ora, fatto che stona ammirando la fatica dei giovani produttori e soprattutto assaggiando i frutti del loro lavoro. Valorizzazione del territorio e un equo prezzo sono due condizioni che sembrano non poter sussistere senza l’altra, ma devono svilupparsi insieme.
La liberalizzazione del nome Erbaluce: una questione ancora aperta
Il 28 aprile 2022 si è svolta l’assemblea del Consorzio di Tutela Vini Caluso, Carema e Canavese, nella quale è stata respinta la richiesta della liberalizzazione dell’uso del nome Erbaluce. Il nome del vitigno bianco autoctono è infatti utilizzabile solo dalle aziende che rivendicano la denominazione, vietandone l’uso a tutte le altre sia in etichettatura che nel materiale aziendale promozionale, persino nei siti internet.
Un anacronismo temporale ma anche di senso, che limita la diffusione del nome e della conoscenza di questo straordinario vitigno, che rischia così di rimanere ostaggio di un protezionismo fuori dal tempo. Sottolinea Armando Castagno, come i francesi siano stati ben contenti in passato di liberalizzare il nome dei loro vitigni. Forti, infatti, dei loro terroir non hanno temuto una svalutazione dei loro prodotti, ottenendo anzi il contrario. Per esempio ormai è chiaro come uno Chardonnay si possa bere in quasi da tutto il mondo ma che “Lo Chardonnay” sia solo francese.
La liberalizzazione del nome è una battaglia che i Giovani Vignaioli e il Consorzio di Tutela dei Nebbioli Alto Piemonte hanno promesso, durante la serata, di portare avanti con impegno e rispetto per tutti i produttori, perché credono fermamente nell’effetto positivo di questo cambiamento.
Le degustazioni di ReWine 2022 ai Balmetti di Borgofranco
Nella bellissima cornice dei Balmetti di Borgofranco si sono svolte le degustazioni, nelle due giornate dedicate al pubblico e agli operatori del settore Horeca. Tanti giovani produttori e tanti stili diversi che hanno dato un’immagine fresca e dinamica di questa zona vitivinicola del Nord Piemonte, in passato lasciata da parte e che ora sembra aver cambiato passo.
Grande protagonista rimane l’Erbaluce, vitigno eccezionale che si presta ad essere vino spumante, fermo di pronta beva, passito o vino di lungo invecchiamento.
CellaGrande Redentum – Erbaluce di Caluso DOCG Metodo Classico
Interessante la versione Metodo Classico dell’azienda CellaGrande Redentum – Erbaluce di Caluso DOCG, che con i suoi oltre 36 mesi di affinamento sui lieviti, dimostra tutte le potenzialità di questo vitigno autoctono, con aromi che richiamano la tostatura del caffè e il pane.

Il Redentum dell’azienda CellaGrande – Erbaluce di Caluso DOCG (Foto © Nicole Bernardi).
Caluso DOCG dell’azienda Kalamass
Essenziale invece, nella sua semplicità e rigore, il Caluso DOCG proposto nella sua prima annata dall’azienda Kalamass: profumi delicati per un’acidità poderosa ma ben equilibrata. Un vino ideale per un abbinamento con un crudo di pesce, grazie alla sua sapidità.

Caluso DOCG dell’azienda Kalamass (Foto © Nicole Bernardi).
Perseverance di Cascina Figliej
L’interpretazione più raffinata e selvaggia allo stesso tempo dell’Erbaluce è forse quella di Cascina Figliej, azienda che partecipa per il primo anno alla manifestazione. Dicono infatti Riccardo e Bianca: «Siamo noi ad aspettare i tempi dei vini, non loro a sottostare alle nostre esigenze».
Il risultato di questa filosofia è racchiuso in Perseverance, vino bianco 100% uve Erbaluce a fermentazione spontanea, con 15 giorni di macerazione sulle bucce. La prima annata uscita quest’anno è la 2018 e già mostra tutto il suo carattere. Profumi di fieno, camomilla, mimosa e ancora nette note di frutta fresca, supportati da una bocca fine ed elegante, di grande persistenza e pulizia.

I vini di Cascina Figliej (Foto © Nicole Bernardi).
L’azienda propone anche vini rossi, con la stessa impronta di finezza selvatica. Tra le degustazioni più interessanti Darecà Canavese Rosso 2018, un Nebbiolo in purezza con alle spalle 1 anno in legno e 2 in bottiglia. I profumi spaziano dalla liquirizia alla vaniglia, fino a note floreali. L’assaggio è sapido e ricco, bilanciato da una freschezza che solo i Nebbioli coltivati in montagna possono vantare.
Anche in questa edizione di ReWine 2022, le tante mani che portano i segni del duro lavoro in vigna, hanno saputo creare un evento pieno di passione e carico di promesse. Se il futuro del terroir canavesano continuerà a seguire il percorso delineato dai numerosi esperti intervenuti a ReWine 2022, sarà un futuro promettente.
Se sarà ancora nelle mani di questi giovani vignaioli, sarà una promessa quasi certamente mantenuta.
Info: Vignaioli Canavesani