L’Italia rischia di rimanere senza olio extravergine di oliva entro l’estate. Ecco cosa sta succedendo

La raccolta 2022 – tra deficit produttivo e caro bollette – sembra essere la peggiore di sempre. Le associazioni come Coldiretti, Unaprol e Assitol ipotizzano un calo del prodotto finale del 30-35% e con un parallelo aumento dei costi fino al 50%. Ne parliamo con Claudio Vignoli, Sommelier e Mastro Oleario

La raccolta delle olive è partita da qualche settimana e il settore è col fiato sospeso. Assitol, l’Associazione Italiana Industrie Olearie, ha già definito l’attuale una delle peggiori campagne olearie di sempre, esprimendo il timore che entro la prossima estate potremmo non avere olio a sufficienza sugli scaffali della grande distribuzione.

Allarme per l’olio di oliva italiano: rischia di finire entro l’estate

Per l’Italia, si stima un deficit produttivo del 30-35% che, globalmente, nei Paesi produttori del Mediterraneo si attesta tra il 28-30%. Non è una sorpresa, in realtà, visto che già a fine luglio inizio agosto le associazioni di categoria, all’unisono, avevano dato l’allarme facendo presagire un’annata difficile.

Proviamo a capire che cosa sta accadendo attraverso le parole di Claudio Vignoli che lavora nel settore oltre ad essere Sommelier dell’Olio e Mastro Oleario. Proprio in questo periodo, con il suo team, è impegnato nella raccolta delle olive in diverse zone d’Italia.

«I fattori scatenanti del deficit produttivo sono essenzialmente due: la crisi climatica e l’emergenza bollette che hanno creato le premesse per la “tempesta perfetta”» – afferma l’esperto. – «Il caldo anomalo nel periodo della fioritura e la siccità prolungata hanno inciso fortemente sulla produttività e sulla resa. La carenza idrica, infatti, a lungo andare disidrata la polpa dei frutti oleosi e ne compromette lo sviluppo, riducendo la formazione dell’olio e compromettendo in alcuni casi anche la qualità. Un altro problema in molte zone sono stati gli attacchi della mosca dell’olio che a causa delle temperature elevate ha proliferato danneggiando i frutti e compromettendo la qualità finale del prodotto. È paradossale, ma sicuramente sarà migliore l’olio della passata stagione».

Anche la crisi energetica tra le cause del problema olio evo

«Ai danni di cui sopra – continua Claudio Vignoli – causati dal clima impazzito, si è aggiunta la crisi energetica con cui gli operatori stanno facendo i conti da parecchi mesi e che sta diventando insostenibile. L’esplosione dei costi di produzione e di confezionamento, direttamente proporzionali ai rincari energetici e delle materie prime stanno mettendo in ginocchio le aziende agricole già provate dalle avversità climatiche». Una situazione allarmante e già sottolineata da Coldiretti a settembre, quando in una nota ufficiale l’associazione denunciava che: «quasi un’azienda olivicola su dieci (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura».

Proprio a causa di questa situazione in alcune zone del nostro Paese ci sono molti produttori che stanno rinunciando a raccogliere le olive o stanno raccogliendo solo lo stretto indispensabile per i consumi familiari.

Viene da chiedersi se sia una soluzione che finirà per generalizzarsi ma, su questo punto, Vignoli ci rassicura.

«Non credo, pur essendo la raccolta delle olive una voce di costo molto rilevante a mio avviso non sarà una situazione prevalente anche se comunque molto prodotto è andato perso. Il vero problema ora è rappresentato dalla molitura il cui costo è correlato con quello dell’energia. È possibile che molti olivicoltori in questi giorni stiano decidendo non tanto di non raccogliere, quanto di non molire le proprie olive preferendo rivenderle a terzi per evitarsi i costi di frantoio».

Quale sarà il prezzo dell’olio di oliva italiano nel 2023?

Sul fronte dei listini, la vera incognita, è rappresentata proprio dalle spese della molitura: alla fine del mese di ottobre, infatti, i frantoi non avevano ancora definito il prezzo poiché erano in attesa di conoscere il rincaro effettivo delle bollette.

«Attualmente il costo si aggira intorno ai 23 – 25 euro per quintale di oliva mentre le olive vengono vendute tra 75 e 85 euro a quintale con rese intorno al 12% – 13%, fino a un 16%, cioè basse. – aggiunge Vignoli – Qui da noi nelle Marche il prezzo dell’olio attualmente è di 12 – 13 Euro/litro per il convenzionale e di 15 Euro/litro per il Biologico».

In una simile situazione, è ovviamente prematuro azzardare una stima anche del prezzo finale a cui sarà venduto l’olio di oliva. Non dimentichiamo poi che a incidere sarà anche il rincaro di quelle materie prime come vetro, acciaio, carta, afferenti alla filiera dell’imbottigliamento.

Altri costi che influenzeranno il prezzo dell’olio di oliva

A pesare, in particolare – secondo Coldiretti – saranno infatti anche rincari indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne,dal +30% per il vetro, al 35% per le etichette, passando per il 45% del cartone, il 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica.

Anche per questo già a settembre si parlava listini in forte salita con prezzi nella GDO fino a 8,5 euro al kg contro la media di 6 euro delle annate precedenti.

Che cosa significherà?

«Un rialzo simile porterà indubbiamente a una contrazione dei consumi soprattutto in quella fascia di popolazione già in grave difficoltà a causa di inflazione e caro bollette. Si salverà invece la nicchia alto di gamma, venduta attraverso frantoi e boutique specializzate, perché caratterizzata da un target alto spendente già abituati a prezzi elevati e disposti a spendere in media anche 25 euro al kg».

Restiamo quindi con il fiato sospeso in attesa di capire quale sarà il prezzo finale di un kg di olio. Nel frattempo consigliamo ai nostri lettori di tenere ben presente, pur in una situazione così difficile, il recente appello di Coldiretti e di Unaprol (Consorzio olivicolo italiano) a sostenere le aziende italiane e a non cadere nell’inganno del falso Made in Italy, scegliendo il prodotto verificandone attentamente l’etichetta.