Una bicicletta può cambiare la vita. È quello che è successo a un ragazzino di Celle Ligure, diventato campione di ciclismo e poi imprenditore, anche nel vino e nel turismo. E oggi una Fondazione è intitolata a lui
Una villa da favola sui colli di Toscana, un famoso campione di ciclismo degli anni ’30, il Granduca Ferdinando I de’ Medici, vini di grandissima qualità e una fabbrica di biciclette. Che cosa hanno in comune? Sono gli elementi di una storia straordinaria di imprenditoria italiana che comincia con un ragazzino di una famiglia povera che corre da solo in bicicletta sulle strade tra Celle Ligure e Savona.
La storia di Giuseppe Olmo, detto Gepin

Un giorno incontra altri due ciclisti che vanno forte: Olivieri e il famoso Girardengo. Giuseppe Olmo, detto Gepin, si mette alle loro ruote e riesce a tenere il loro passo. A quel punto Olivieri, pure lui ligure, intuisce che quel ragazzino ha un destino in quello sport, va dalla sua mamma e le spiega che può diventare un campione migliorando l’alimentazione, e in particolare aggiungendo la carne. La risposta è decisa: in famiglia ci sono altri cinque fratelli e tutti devono mangiare allo stesso modo. Quindi non se ne parla proprio, al massimo potrà avere qualche uovo in più.
Le uova bastano e a vent’anni Olmo è campione italiano e argento ai Mondiali dilettanti, a 21 oro a squadre alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932. Nello stesso anno diventa professionista e vince la Milano-Torino. Seguiranno due Milano-Sanremo, 20 tappe del Giro d’Italia, con un secondo posto finale, dietro a Gino Bartali, un Campionato Italiano, un secondo posto ai Mondiali a cronometro. Nel 1935 tenta il record dell’ora e lo centra al primo colpo.
Un campione capace di pedalare, dal 1924 al 1942, accanto ai grandissimi del ciclismo. Smette nel ’42 in piena guerra e il Gepin corridore lascia il posto al Giuseppe Olmo imprenditore.
Un futuro nell’impresa
Già dal 1939 Giuseppe ha fondato la Olmo Cicli a Celle Ligure. Poi, mentre tutti con la guerra scappano dalle città, lui si trasferisce a Milano con la moglie e la figlia appena nata, per seguire un’altra strada: le gomme. Dopo la guerra va in Sudamerica per studiare la produzione di caucciù. I tempi cambiano e dal caucciù si passa ai materiali sintetici: nel 1955 ecco i primi poliuretani e quello che nel frattempo è diventato il “Gruppo Olmo” sfrutta tutte le potenzialità del nuovo materiale, utilizzando tecnologie produttive all’avanguardia. Negli anni ’60 l’azienda diventa il primo produttore in Italia e uno dei più importanti in Europa.
Ma Giuseppe non si ferma e si affaccia sul mondo del turismo, fra ville e vigneti. Negli anni Ottanta, ecco
l’acquisto della Tenuta di Artimino: una villa medicea, un borgo medievale, una distesa di vigneti e uliveti a pochi chilometri da Firenze (ne avevamo scritto qui). La villa era stata bombardata e doveva essere ristrutturata. Ci sono voluti più di 10 anni di lavori per riportare allo splendore un gioiello in cui si incontrano secoli, millenni di storia.
Il sogno di Artimino tra storia e vino
La villa medicea, patrimonio UNESCO, costruita nel 1596 dal Granduca Ferdinando I de’ Medici, proprio sulla stessa altura dove sorgeva l’abitato etrusco, oggi è trasformata in un lussuoso ambiente per grandi eventi. Un luogo ricco di storia: Galileo Galilei era stato chiamato come precettore per il figlio di Ferdinando proprio in queste sale; Leonardo da Vinci aveva disegnato un girarrosto che si trova ancora nella cucina usata un tempo per la cacciagione e ora per aperitivi e ricevimenti.
I vini prodotti nella Tenuta sono espressione di questa storia e di questa terra. Il Carmignano, la DOCG più antica d’Italia, era tutelato già da Cosimo III de’ Medici. Nella tenuta nascono anche Chianti, Vin Ruspo e Vin Santo. Purtroppo Giuseppe ha goduto poco la bellezza della tenuta, morendo nel 92 ma i valori che ha coltivato nella sua vita non sono perduti.

Nel 2025, la Fondazione Olmo: finalità e attività
Il 21 marzo 2025 è stata presentata ufficialmente la Fondazione Giuseppe Olmo, promossa dalla famiglia Olmo con l’obiettivo di diffondere cultura, sostenere l’innovazione e valorizzare il patrimonio storico, artistico e ambientale.
La Fondazione, riconosciuta come Ente del Terzo Settore, intende custodire e tramandare l’eredità di
Giuseppe Olmo, ponendosi come un ponte tra passato e futuro, capace di coniugare cultura e impresa. Inoltre vuole essere punto di riferimento per chi crede nel valore della conoscenza condivisa come strumento di crescita sociale ed economica.
È un passaggio fondamentale per la famiglia Olmo con l’intento di valorizzare la storia dell’azienda e del suo fondatore, promuovendo iniziative culturali, sociali e di mecenatismo che ne rispecchino i principi e la visione. Un testimone affidato a ognuno dei membri della famiglia per continuare a valorizzare la storia iniziata da Giuseppe Olmo, oggi divenuta una grande eredità valoriale, industriale e culturale italiana.
Il progresso della società umana può avvenire solo attraverso la continua valorizzazione del patrimonio culturale, tecnologico e scientico, artistico e naturale.
La sua attività si svilupperà in due specifiche aree tematiche: area dell’innovazione industriale e della cultura d’impresa e area dell’innovazione e della cultura del territorio.
La Fondazione promuove studi, iniziative di formazione, ricerche e confronti per la valorizzazione della cultura d’impresa. Un impegno che sostiene il concetto di impresa umana in stretta relazione con la difesa e promozione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e culturale.
La struttura della Fondazione
Il Consiglio di Amministrazione, nominato dalla famiglia Olmo, di cui sono parte i consiglieri Francesco
Spotorno Olmo e Filippo Olmo, è composto da esponenti del mondo accademico, culturale e imprenditoriale.
Gli organi direttivi della Fondazione comprendono il Comitato di Orientamento, coordinato dal Dott. Vincenzo Ercolino, incaricato di definire le strategie e supervisionare l’attuazione dei programmi biennali affidati a due commissioni tematiche. La commissione “Cultura d’impresa”, diretta dal Dott. Franco Achilli, definisce e attua il programma dell’area tematica dell’innovazione industriale, della cultura, dell’arte e della ricerca tecnico-scientifica, della valorizzazione dell’ingegno per il management e la comunicazione d’impresa.
La commissione “Cultura del territorio”, diretta dal Prof. Attilio Scienza, attua il programma dell’area tematica dell’innovazione nella difesa del patrimonio naturale e della biodiversità e per la modernizzazione delle metodologie vitivinicole e agricole.
La sede della Fondazione Giuseppe Olmo è nella Villa medicea La Ferdinanda. Info: www.fondazioneolmo.org