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C’era una volta la “sottomarca”: il fenomeno della private label

Un viaggio nel mondo del Private label o sottomarca, il fenomeno per cui gli articoli con l'etichetta del supermercato sono prodotti da aziende famose.

Spesso mettiamo nel carrello sottomarche di prodotti alimentari. Si tratta di beni più scadenti rispetto a quelli dei grandi brand oppure sono qualitativamente apprezzabili? Un viaggio nel mondo delle private label.

Private label o sottomarcaI prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati sono tanti e si differenziano per categoria, origine, marchio e – soprattutto – per prezzo. Negli ultimi anni, complice anche la crisi economica, si è assistito all’aumento del consumo dei cosiddetti “prodotti sottomarca” ossia di quei beni non contraddistinti da un brand commerciale noto e che vengono venduti a prezzi più bassi.

Per meglio spiegare il fenomeno delle private label conviene partire dalla definizione data da Wikipedia.

Le private label o marche private, sono prodotti o servizi solitamente realizzati o forniti da società terze (fornitore di marca industriale o terzista vera e propria) e venduti con il marchio della società che vende/offre il prodotto/servizio (Distributore). Nel passato erano anche chiamati “white label” (etichette bianche) in quanto la marca offerta da Sainsbury’s (catena di supermercati inglese) era appunto un’etichetta bianca su cui era scritto il semplice nome del prodotto.

Non sempre però la poca notorietà del marchio è sinonimo di una qualità inferiore. Anzi, molto spesso, nonostante il marchio sia quello del supermercato, il prodotto è identico a quello dei marchi famosi perchè prodotto dalle stesse aziende. Spesso queste ultime, nonostante siano già titolari di brand molto forti, decidono di produrre anche per la GDO – Grande Distribuzione Organizzata apponendo le etichette di quest’ultima. Lo fanno perchè si trovano in un momento di difficoltà economica o per ovviare ad un fallimento o semplicemente in virtù di una convenzione vantaggiosa per entrambe le parti. Di seguito alcuni esempi pratici, anche se potrebbero essere molto più numerosi:

  • le fette biscottate Coop sono prodotte da Colussi;
  • la pasta a marchio Coop è prodotta dal pastificio Rummo;
  • pesto, salsa ai 4 formaggi e salsa ai funghi Conad sono realizzati da Biffi;
  • il Panettone Conad è un alimento Bauli;
  • le Patatine Esselunga sono realizzate da Amica Chips;
  • la bresaola Fresca Fetta Lidl è prodotta da Beretta;
  • i tortellini Carrefour sono prodotti da Giovanni Rana;
  • il Caffè istantaneo Eurospin esce dagli stabilimenti Ristora.

A chi conviene la private label?

La convenienza derivante dall’utilizzo di tale leva di marketing è trasversale. L’assenza nella produzione di alcuni costi, quali ad esempio quelli di pubblicità e di promozione, permette di attribuire al prodotto un costo contenuto. Il fattore del prezzo, senza ombra di dubbio, favorisce sia il consumatore che l’azienda distributrice che avrà maggiore competitività e posizionamento sul mercato, senza tralasciare il fatto che i costi più bassi di tali prodotti permettono di conseguire un più elevato margine di profitto.

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Marco Miglietta

Giurista di professione, scrittore per passione. Cultore del diritto a mangiar bene, mi piace favorire l’incontro tra norme giuridiche ed enogastronomia. Cenni biografici? Dalle orecchiette, passando per lo gnocco fritto, fino alla cotoletta: questa la mia vita in un menù.

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