Il progetto S.O.S., finanziato da Ager e seguito da sei Università italiane, ha puntato al rafforzamento del sistema olivicolo attraverso il miglioramento della sostenibilità del settore, dalla campagna allo scaffale. Ecco gli importanti risultati ottenuti.
![Progetto SOS su olio d'oliva: nuova vita agli scarti di lavorazione Progetto SOS su olio d'oliva: nuova vita agli scarti di lavorazione](https://www.gazzettadelgusto.it/wp-content/uploads/2019/05/Progetto-SOS-su-olio-d-oliva-nuova-vita-agli-scarti-di-lavorazione.jpg)
Sei università, 12 professori associati, 6 professori ordinari, 18 ricercatori, 12 assegnatari di borse di studio, 3 dottorandi, poco più di ottocentomila euro di investimento, tre anni di ricerca e di intenso lavoro.
Questi i numeri del progetto Sustainability of the Olive-oil System – S.O.S. presentato in risposta al bando Olivo e Olio 2015, che vede dieci Fondazioni di origine bancaria supportare un valevole progetto incentrato sulla valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva.
6 Università italiane per valorizzare l’olio extravergine d’oliva
L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti), con il coordinatore del progetto (Professore Francesco Caponio) si è fatta capofila dell’iniziativa, con la partecipazione delle Università di Milano (Dipartimento di Scienze Alimentari, Ambientali e Nutrizionali), Parma (Dipartimento di Scienze Alimentari), Mediterranea di Reggio Calabria (Dipartimento di Agraria), Sassari (Dipartimento di Agraria) e di Teramo (Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali).
L’olio diventa il protagonista di un nuovo trend delle abitudini alimentari: cambia l’approccio alla dieta, cambia la consapevolezza dei consumatori, sempre più orientati al “buono e sano” e al made in Italy. Consumi di olio in crescita, dunque, in USA (315 milioni di chili), in Italia (370 milioni di chili prodotti e 500 milioni importati soprattutto dalla vicina Spagna) e nel resto di Europa.
Con il progetto S.O.S., finanziato da Ager (la Fondazione in rete per la Ricerca Agroalimentare), le sei università italiane hanno – sin da subito – puntato al rafforzamento del sistema olivicolo (in termini qualitativi e quantitativi) attraverso il miglioramento della sostenibilità del settore, dalla campagna allo scaffale.
Sei gli assi lungo i quali si sta sviluppando la ricerca: dall’ottenimento di nuovi metodi di estrazione dell’olio e ottimizzazione di quelli esistenti alla ricerca di nuove soluzioni per un packaging in grado di preservare l’olio da ossigeno e luce; dall’individuazione di metodi veloci e green per la valutazione della qualità dell’olio allo studio approfondito sui polifenoli ottenuti da scarti di lavorazione; dalla produzione di biogas dai sottoprodotti alla creazione di una rete fitta e di scambio con ricercatori e stakeholder.
Progetto SOS su olio d’oliva: nuova vita agli scarti di lavorazione
![In cosa consiste il progetto SOS su olio d'oliva Riutilizzo degli scarti di lavorazione: lo ipotizza il Progetto SOS su olio d'oliva](https://www.gazzettadelgusto.it/wp-content/uploads/2019/05/Progetto-SOS-su-olio-oliva-nuova-vita-agli-scarti-di-lavorazione.jpg)
Sono proprio i cosiddetti “scarti” di lavorazione ad essere particolarmente interessanti ai fini della ricerca: le foglie di olivo, ad esempio, hanno portato a risultati interessanti sia per l’industria alimentare sia per quella farmaceutica.
Sotto il primo profilo, si sono registrati significativi allungamenti della shelf-life di taralli e altri prodotti come patè di olive o di olive da tavola in salamoia; dal punto di vista nutraceutico, invece, si sono ottenuti dalle foglie taluni estratti capaci di combattere patologie associate a infiammazioni e stress ossidativo. I primi risultati confermano pertanto il ruolo da protagonista dell’extravergine e del suo mondo. Un vero oro verde.
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