Il Piano di ripresa e resilienza, nella bozza sottoposta al vaglio del Parlamento, scandisce gli obiettivi di un’ambiziosa rivoluzione nei settori chiave dell’economia del futuro. La cifra più ingente riguarda gli investimenti su agricoltura ed ecologia che si preparano a diventare protagoniste del post-Covid
Lo scorso 12 gennaio il Consiglio dei ministri, sotto la guida del presidente pro-tempore Giuseppe Conte, ha approvato il Piano nazionale di ripresa e di resilienza, anche conosciuto come Recovery Plan, poi trasmesso alle Camere per l’esame di competenza. Cosa stabilisce questo documento? E, soprattutto, cosa prevede per il mondo agricolo e ambientale?
Cosa prevede il Recovery Plan?
Sotto il profilo dei contenuti generali, il Recovery Plan si declina in 6 missioni che hanno ad oggetto le seguenti tematiche:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
- rivoluzione verde e transizione ecologica;
- infrastrutture per una mobilità sostenibile;
- istruzione e ricerca;
- inclusione e coesione;
- salute.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
La missione 2, quella riguardante la rivoluzione verde e la transizione ecologica, è articolata in 4 componenti che abbracciano ambiti eterogenei del mondo green: l’agricoltura, l’economia circolare, l’energia rinnovabile, la mobilità sostenibile e la tutela del territorio e della risorsa idrica.
Le linee progettuali di questa missione hanno un costo complessivo di 37,33 miliardi che, sommati ai 30,16 miliardi stanziati per iniziative già in essere e ai 2,31 miliardi del programma REACT-EU, fanno un totale di 69,80 miliardi. Una cifra importante che spicca come il più elevato importo tra le somme impegnate.
Nelle dichiarazioni rese al Senato lo scorso 17 febbraio, il premier Mario Draghi ha affermato che gli obiettivi del programma, inteso nella sua globalità, potranno essere rimodulati e riaccorpati ma resteranno – sostanzialmente – quelli proposti dal Governo uscente.
Nuovi posti di lavoro in base al Recovery Plan?
Se dunque, il Recovery plan nazionale, nella versione non ancora ritoccata dalla squadra del neo capo dell’Esecutivo, investe considerevoli risorse proprio nella innovazione verde, che riverberi hanno questi segmenti programmatici nel settore occupazionale?
Il piano, nel complesso, asserisce che le linee previsionali determineranno apprezzabili conseguenze, specie a favore dei giovani, grazie allo sviluppo di ulteriori settori ed utilità. Al riguardo, le nuove filiere produttive e di ricerca ecosostenibili hanno lo scopo di generare un inserimento alternativo rispetto a quello esistente perché si ispirano ad un modello economico innovativo.
Strategie e interventi del Piano di ripresa e resilienza
La “strategia verde e circolare“, inoltre, risulta fittamente intrecciata con un’azione avanzata di digitalizzazione e si presume che le due componenti integrate possano impattare positivamente sui divari tra il nord ed il sud del Paese, a beneficio di un riequilibrio territoriale.
Pari rilevanza nella crescita delle opportunità di lavoro è assegnata agli interventi di riconversione dei processi produttivi del fossile, con ripercussioni che – secondo una visione pronostica – hanno i requisiti per produrre utili nell’indotto manifatturiero, delle costruzioni ed energetico. Il potenziamento delle ciclovie, del parco rotabile e dei percorsi a zero emissioni persegue, poi, il fine di moltiplicare gli sbocchi per il settore turistico e di definire, di conseguenza, un vantaggioso innalzamento della curva occupazionale.
I prossimi passi, dunque, saranno determinanti nell’attuazione dinamica degli intenti indicati e nella gestione del cosiddetto “new normal”, un nuovo concetto di normalità corrente che, inevitabilmente, dovrà fare i conti con le contingenze del presente e le sfide dei prossimi anni.
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