La Sicilia impegnata sulla sostenibilità e sui progetti di valorizzazione
Il Simposio Interazioni Sostenibili della Fondazione SOStain Sicilia, che si è tenuto a Palermo lo scorso 29 ottobre, ha offerto oltre sei ore di contenuti di alto livello e molto stimolanti. Una dimostrazione di quanto sia utile e necessario discutere di sostenibilità in modo sempre più efficace e incisivo
La Sicilia fa scuola, con una visione unita nei confronti di un tema fondamentale che ci dovrebbe vedere tutti impegnati: la sostenibilità. Un modello socio-economico integrato che parte dalla Sicilia ma che andrebbe esteso il più possibile.
SOStain Sicilia: il terzo simposio con 3 panel di intervento
La fondazione SOStain Sicilia organizza il suo terzo simposio, coinvolgendo un parterre di personalità competenti, fra professori universitari, esperti, funzionari della pubblica amministrazione, esponenti di associazioni ambientaliste e volontariato, creando tre panel d’intervento: uno relativo alla Natura, uno all’economia e alla società e uno dedicato alle collaborazioni virtuose (da menzionare la bottiglia made in Sicily, prodotta dallo stabilimento O-I di Marsala, realizzata soprattutto con vetro riciclato, dal peso inferiore ai 400 grammi e destinata ai soli produttori siciliani).
Oltre sei ore di un convegno ricco di contenuti di alto livello e molto stimolanti, anche troppi per poterli trasmettere in modo semplice e ficcante. Una riflessione andrebbe fatta su come rendere la sostenibilità sempre più comunicabile. A fianco del presidente della Fondazione SOStain Alberto Tasca, ecco il presidente del Consorzio di tutela Sicilia Doc Antonio Rallo e la presidente Assovini Sicilia Mariangela Cambria, i due enti creatori della fondazione.
È un ente no profit che si basa sul volontariato per promuovere lo sviluppo etico e sostenibile nel settore vitivinicolo siciliano. Attualmente sono 44 le aziende, per un totale di circa 6.000 ettari e oltre 21 milioni di bottiglie, che hanno aderito al progetto Sostain – il primo programma di sostenibilità per la viticoltura siciliana – che si basa su 10 indicatori di sostenibilità, misurabili, comparabili e definiti da un comitato scientifico indipendente.
La Doc Sicilia e i progetti in essere
Lo scenario si sposta, nei giorni successivi, sulla Doc Sicilia e su due degustazioni alla cieca, condotte rispettivamente dagli enologi Giovanni di Giovanna e Giuseppe Figlioli, con sedici vini dei vitigni più rappresentativi.
Antonio Rallo, presidente della Doc Sicilia, nata nel 2011, inquadra la viticoltura siciliana, che vanta radici antichissime, probabilmente risalenti all’VIII secolo a.C. con i Fenici. Il vigneto siciliano è tra i più estesi d’Italia con i suoi 97.000 ettari, dei quali 29.000 sono in biologico (la più vasta area a biologico in Italia) e 44.000 in viticoltura sostenibile. In particolare, la Doc Sicilia ha rivendicato – nel 2023 – 22.500 ettari con una produzione di circa 85 milioni di bottiglie.
I progetti sui quali il consorzio sta concentrando le sue energie sono lo studio sulla Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone (V.I.S.T.A.) Lucido (o Catarratto), una cultivar che resiste alle fitopatologie e alla siccità ma che ha una notevole variabilità, per cui si sta lavorando anche all’individuazione di cloni adatti alle varie tipologie di terreni.
Il Lucido/Cataratto: una specie diffusa ma da rivalutare
Il Lucido/Catarratto riveste un ruolo di rilievo nella viticoltura siciliana, rappresentando una delle varietà più diffuse con i suoi 28.800 ettari, ma ancora poco considerata, messa in ombra da Grillo e Inzolia, che sta cercando una sua identità espressiva.
La Sicilia occidentale, e in particolare Trapani, Palermo e Agrigento, sono le aree di particolare elezione del Lucido. Fra i pochi che ci hanno creduto, ricordo l’enologo Tonino Guzzo, che iniziò a lavorarci negli anni Novanta. Il progetto di cui il Consorzio è capofila, prevede vari step per la sua rivalutazione, dalla gestione del vigneto alla gestione enologica con protocolli sperimentali, alla definizione della brand identitity e successiva comunicazione.
La valorizzazione del germoplasma
Altro progetto importante riguarda la valorizzazione del germoplasma, attraverso l’aumento delle barbatelle certificate dei cloni siciliani e delle varietà reliquie nei campi di piante madri siciliane (non dimentichiamo cosa è successo con le barbatelle di nero d’avola virosate che hanno costretto i viticoltori a estirpare e reimpiantare con materiale genetico sano) e il lavoro d’individuazione dei diversi biotipi di Nero d’Avola, Lucido, Grillo e delle varietà reliquie.
Il programma Bi.Vi.Si
Il Consorzio si sta impegnando anche per il programma Bi.Vi. Si., per promuovere la Biodiversità Viticola Siciliana, in particolare per definire le tecniche di coltivazione e di trasformazione, in un’ottica di sostenibilità, per Vitrarolo, Lucignola, Nocera, Nero d’Avola, Perricone, Grillo, Catarratto.
Le degustazioni
Non descriveremo singolarmente ogni vino che ci è stato proposto alla cieca. Alcuni non erano così rappresentativi del vitigno o del territorio, e risentivano a volte di interpretazioni enologiche un po’ prevaricanti.
Ci concentreremo, perciò, sulle varietà che abbiamo trovato rispondenti: tra i Lucido/Catarratto proposti in degustazione, abbiamo apprezzato per esempio i due stili diversi, uno più strutturato e l’altro più verticale e fresco entrambi significativi; fra i tre Grillo, due di rilievo, dai profumi invitanti senza essere esplosivi e dalla beva fresca e agile, ma non priva di profondità. Fra i rossi va posta l’attenzione sui due frappato, il primo più giovane, dalle note di frutta a bacca rossa e ciliegia e un palato ben bilanciato; il secondo dalle note più speziate, con un sorso tornito di piacevolezza e dal finale vitale.