Dalla folgorazione per la complessità di un barricato, a soli diciassette anni, a una carriera costruita con studio, ricerca, esperienza e capacità di esplorare tutti i canali della comunicazione. A tu per tu con uno dei migliori wine manager e narratori italiani
La figura istrionica di Alessandro Rossi riunisce nella sua persona i tre pilastri che sostengono il mondo del vino in tutte le sue declinazioni: quello tecnico, quello commerciale e quello della comunicazione.
National Category Manager Wine di Partesa, sommelier con esperienze di formazione internazionali, scrittore e produttore di podcast e video di approfondimento con grande seguito, Alessandro riesce quindi ad avere uno sguardo completo su tutto quello che è l’enologia, il suo sviluppo e il suo modo di arrivare al cuore delle persone.
Chi è Alessandro Rossi
Ma partiamo dall’inizio… La storia d’amore tra Alessandro e il mondo del vino è iniziata quando aveva appena 17 anni.
«Era una cena di Natale e mio padre mi fece assaggiare un vino che aveva fatto barrique, Barricò di Cesare Raggi – racconta Alessandro -. Mi incuriosirono subito quelle note di legno e vaniglia, iniziai a chiedere come mai si potessero sviluppare certi sentori. E da lì iniziai a studiare: seguii subito il corso per diventare sommelier Ais, poi aprii due enoteche (anche se il mio percorso professionale e universitario mi avrebbe voluto portare altrove). Iniziai a conoscere i grandi personaggi del mondo del vino, professionisti che mi insegnarono tanto, tra cui Silvano Puliti, di Firenze, che mi prese proprio come un figlio».
La sua carriera è proseguita con un master in Francia, per poi iniziare a imporsi nel mondo commerciale, della distribuzione e in quello della comunicazione, organizzando degustazioni, momenti di approfondimento e scrivendo libri. Insomma, coprendo tutta quella che si può definire la filiera del vino.
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L’aggiornamento come mantra per capire il vino
Il mondo del vino necessita continui aggiornamenti, in quanto vivo e in costante evoluzione.
«Continuo sempre a studiare e a formarmi, ad esempio ultimamente sono stato negli Stati Uniti per approfondire la loro distribuzione – spiega Alessandro -. In un mondo sempre più veloce e interconnesso, di sicuro è un settore che necessita sempre dell’impatto umano, va spiegato, vanno costruiti rapporti di fiducia, vanno assaporate le emozioni».
E descrive quello che per lui sarà la prossima evoluzione dell’Italia:
«Il nostro Paese sta vivendo un momento felice, di grande visibilità internazionale. Si stanno mettendo in luce i vari elementi caratteristici e distintivi di ogni zona e denominazione, c’è tanta curiosità. Il gusto si sta spostando dai blend di vitigni internazionali alla purezza dei vitigni locali: la qualità è in crescita e anche i consumatori cercano un nuovo stile per assaporare il territorio».
Dal punto di vista commerciale, invece, l’Italia è ancora ancorata sul mercato estero:
«I grandi vini che ottengono più riconoscimenti sono generalmente venduti all’estero, che risulta economicamente più remunerativo. Dovremmo invece diventare tutti più italiani, bere i nostri grandi vini e sostenere quindi una forte rete commerciale e di distribuzione in Italia. Il che non può prescindere dalla cultura del consumatore e dei ristoratori. Le nuove generazioni stanno sicuramente facendo un passo in avanti in questo senso, pensando in modo più lungimirante: la qualità deve rimanere in Italia e serve quindi investire nella distribuzione. Solo in Italia ci sono tantissimi agenti diretti, mentre in Francia e Usa si crede proprio nelle grandi società di distribuzione».
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La necessità di migliorare la comunicazione
Per apportare cultura, sia verso i ristoratori sia verso i clienti finali, poi, serve la comunicazione:
© Riproduzione vietata«In questo settore dobbiamo lavorare ancora molto. Solo i grandi brand investono nella comunicazione, per il resto è ancora tutto “self made”, ovvero la comunicazione è fatta in casa senza grandi strategie e visioni. Bisogna creare cultura, ed è quello che cerco di fare anch’io. Fino a qualche tempo fa scrivevo molto, ora mi sono innamorato dei podcast e dei video, strumenti che funzioneranno sempre di più visto che siamo sempre attaccati al cellulare o in auto. Il video poi cattura molto l’attenzione, molto di più di un articolo scritto. Voglio raccontare le storie delle cantine, la parte commerciale, l’emozione che danno i loro vini, spiegare il legame che hanno con il territorio, far capire cosa si intende per qualità. Piccoli passi che spero fungano da stimolo per tutti: la comunicazione e la cultura devono crescere».