Un romanzo nato dalle due lauree dello scrittore Durian Sukegawa, classe 1962, quella in Pasticceria e quella in Filosofia Orientale
“Le ricette della signora Tokue” di Durian Sukegawa racconta la storia di Sentarō, un signore di Tokyo che sognava di diventare uno scrittore ma, per alcuni trascorsi personali, è costretto a lavorare nella pasticceria Doraharu (lui che non ama i dolci) che vende dorayaki. No, non si tratta di un popolo nordico del Trono di Spade ma di un dolce giapponese costituito da due dischi di pandispagna tenuti insieme da una confettura di legumi, detta an o anko.
Le ricette della signora Tokue: l’ascolto della natura e il senso della vita
Il locale va avanti, senza infamia e senza lode, con clienti appena sufficienti a far quadrare i conti e un an di produzione rigorosamente industriale finché un giorno un’allegra vecchietta dalle mani deformi, la signora Tokue,si presenta in pasticceria; racconta a Sentarō di aver trascorso gli ultimi cinquant’anni a preparare an e quindi desidera lavorare con lui. Insiste, insiste e infine Sentarō la assume.
Da Tokue, il pasticcere annoiato imparerà non solo a preparare l’an ma anche a mettersi in ascolto della natura. Da questo ascolto deriva, secondo la donna, il senso della vita e non dall’essere utile, come un tempo lei credeva. «Quando cammini nel bosco e pesti le foglie, quello è il senso della vita. Quando ti chini sulla confettura di an in preparazione, sperando di sentire la voce dei fagioli azuki, quello è il senso della vita».
Un libro di meno di duecento pagine, che si legge nel tempo di preparazione di un an (circa cinque ore) ma rimane dentro per molto più tempo. Perfetto se avete amato Il Pranzo di Babette, sebbene la storia sia del tutto diversa.
Tokue è la classica nonnina saggia, un po’ strana, con la differenza che purtroppo non può essere nonna perchè non ha potuto essere madre. A causa di una malattia grave, che la segna anche dopo anni dalla guarigione, per la società sarà sempre una malata anche se di fatto non lo è più. Lei ha molto in comune anche con la cioccolatiera del film Chocolat e con la nonna del film Minari. Tokue, Sentaro e una ragazzina di nome Wakana diventano una vera famiglia, anche se per poche pagine.
Insieme alle lezioni di pasticceria giapponese e di dosaggio di sale nelle preparazioni dolci, l’evoluzione del rapporto fra la signora Tokue e il protagonista è il cuore pulsante del romanzo. Lui all’inizio la rifiuta, cercando di nasconderla ai clienti (soprattutto alle studentesse che escono dalla scuola media), ma questo si rivela sbagliato perché la signora Tokue è bravissima nelle relazioni umane, soprattutto con le adolescenti.
Pian piano Sentarō si apre con lei, e lei si apre con lui, raccontando com’è vivere con una malattia che ti marchia per sempre, costringendoti all’isolamento, per una vita intera. Ma Sentarō vuole che la sapienza culinaria di Tokue non scompaia mai, per questo non rinuncia a vendere dorayaki, anche quando le circostanze lo imporrebbero.
Il protagonista impara a proseguire un lavoro che non ha scelto, il lettore impara un sacco di nomi giapponesi mai sentiti prima.
Le ricette della signora Tokue
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