Terroir e tradizione: il Bianchello d’autore di Claudio Morelli

Nelle Marche di terra e di mare, il racconto di un’azienda e del suo legame indissolubile con il Bianchello del Metauro: storia e territorio diventano qualità e tipicità nei vini della storica cantina di Fano

La bellezza delle Marche è nelle sue mille diversità: paesaggi dipinti di colline che sembrano immobili ma degradano con dolcezza verso il mare, piccoli paesi attraversati dal respiro silenzioso delle campagne, ancor più la forza di carattere della sua gente, come nessun’altra armonica e disuguale al tempo stesso.

La regione declinata al plurale dove il “senso del luogo” è unicità e insieme appartenenza, tipicità ed espressione naturale. Un sentimento forte che ha portato i marchigiani a comprendere la terra e le sue esigenze senza mai stravolgerla, senza modificarla nel suo divenire.

Azienda Agricola Claudio Morelli: la passione per il Bianchello 

Nelle Marche del vino, vitigno e territorio diventano un tutt’uno, un paesaggio tipico da mettere in bottiglia, come nella provincia di Pesaro-Urbino, dove vigneti e uomini si raccontano tra mare e terra, dalla bella Fano che sfiora la Romagna alle colline dell’entroterra: qui la viticoltura ha messo radici profonde nel suo vitigno tradizionale, un vino che prende il nome da un fiume, il Bianchello del Metauro, il bianco che della sua storia millenaria ne ha fatto vanto e risorsa per il territorio, protetto dalla passione di pochi produttori. Claudio Morelli è uno di questi guardiani silenziosi, a salvaguardia di una viticoltura di qualità e della tipicità assoluta di un vitigno per anni considerato “minore” ma che invece ha tanto da raccontare.

Storia e tradizione della Cantina Claudio Morelli

Una tradizione vitivinicola iniziata negli anni ’30, con il nonno commerciante di vino e il padre Carlo a continuarne la tradizione. Niente di più facile che anche Claudio Morelli crescesse tra gli odori di mosto e la campagna come maestra di vita: dopo la scuola agraria, l’ingresso in azienda e l’esigenza forte di rinnovamento dell’attività di famiglia, ampliandone i confini e rendendone uno strumento moderno per la valorizzazione del vitigno simbolo di questa valle.

Non più il Bianchello semplice e beverino, ma un vino più elegante pur rimanendo fedele alla sua tipicità: l’affitto dei terreni più vocati e, primo fra tutti sul territorio, l’impegno rivolto sin da subito a nuove tecnologie, come la criomacerazione, hanno consentito al Bianchello di Claudio Morelli di elevarsi nelle sue caratteristiche più pulite e meno dozzinali di un tempo.

Venti gli ettari di vigneto, di cui 13 dedicati a Bianchello, su piccoli tasselli di un mosaico che si snoda sulle colline di Fano: da Fratte Rosa, a ridosso dell’Appennino, fino alle medie alture di Cartoceto, per poi arrivare al mare, a Roncosambaccio. Vigneti dislocati su diversi territori ma tutti all’interno della denominazione, veri e propri cru con diverse esposizioni e microclimi, a testimonianza delle differenti caratteristiche di uno stesso vitigno.

I due millenni di storia del “Biancame

Il Bianchello, detto anche Biancame per il colore tenue della sua buccia, ha spento le sue prime 50 candeline dall’approvazione della DOC proprio quest’anno ma sulle sue spalle pesano più di 2 millenni di storia. Pare che sia stato protagonista nella storica Battaglia del Metauro e colpevole di aver reso ebbre le truppe galliche assoldate tra i mercenari del cartaginese Asdrubale Barca. Non opponendo resistenza all’esercito di Gaio Claudio Nerone perché reduci dai bagordi a base di Bianchello, decretarono la vittoria delle legioni romane che fino a quel momento sembravano invece in difficoltà. Storie e leggende a parte, il Bianchello del Metauro è da sempre il vitigno principe di queste terre con la reputazione, fino agli anni Settanta, di un vino semplice e facilone, per via del suo sorso snello e della sua media gradazione. Oggi, invece, la denominazione è protetta dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e molti valenti produttori hanno permesso al “vino della tradizione” di mostrarsi e raccontarsi degnamente ai più che ancora non lo conoscono.

Tra questi, i produttori associati nel Bianchello d’Autore, di cui Claudio Morelli è membro attivo: un’associazione che ha voluto dare una forte spinta comunicativa alla DOC, la cui produzione è circoscritta a soli 220 ettari e che solo recentemente, da analisi approfondite, ha svelato il suo DNA come antico clone di Trebbiano e non greco come si era sempre pensato.

I vini dell’azienda

Avvalendosi della competenza enologica di Riccardo Cotarella, la produzione di Claudio Morelli è incentrata prevalentemente sul bianco autoctono di queste terre, a partire dall’allegria del Bianchello spumantizzato che dà vita al superbo brut “Mòrell, 36 mesi di permanenza sui lieviti. Il primo metodo classico prodotto sul territorio: esuberante, finemente minerale e di grande abbinabilità con i piatti della cucina locale.

La Vigna delle Terrazze” è invece la bellissima classicità del Bianchello in tutta la sua essenza, il filo conduttore con la storia di questi luoghi: la trama sapida di una vigna antica, in località Roncosambaccio, dove garbino, bora, maestrale e tramontana concorrono alla maturazione delle uve che crescono su terreni sciolti, tufo e sabbia. Una vigna di collina ma a ridosso sul mare (solo 400 i metri in linea d’aria dall’Adriatico) inglobata in una pineta, tra ulivi e alberi da frutto. Un vino dallo sprint di frutta bianca leggermente matura, mela e pera, accentuato da note agrumate di cedro e dalla delicatezza di fiori bianchi dolci, mughetto e biancospino. Un sorso saporito, improntato su una piacevolezza sapida, con rimandi di erbe aromatiche e cenni minerali. Un vino “da mare” a cui fa eco l’eleganza indiscussa del Borgo Torre, l’emblema dell’azienda, il Bianchello Superiore che lascia la costa per crescere a ridosso degli Appennini, a Fratte Rosa. Una vigna dal microclima particolare che si erge in posizione panoramica sulle valli del Cesano e del Metauro.

Degna di nota è anche la piccola produzione dei rossi a base Sangiovese come il Sant’Andrea in Villis, l’avvolgenza del Montepulciano nell’IGT Mogliano e la superba interpretazione del Cabernet nell’Alius, una chicca prodotta in sole 3.000 bottiglie. Straordinario. Una produzione che è respiro di un territorio, un identikit a cui Claudio Morelli ha contribuito con una indiscussa qualità individuale, quella della semplicità e della trasparenza.