Festività zero waste: piccolo prontuario della FAO contro gli sprechi

Viviamo un’epoca di grandi contraddizioni: da un lato del globo, 828 milioni di persone patiscono la malnutrizione, dall’altro il 17% del cibo finisce nei rifiuti. Eppure, basterebbe rispettare poche semplici regole per rafforzare la sicurezza alimentare e ridurre i costi per le famiglie.

In un momento in cui la fame nel mondo è in aumento, le perdite e gli sprechi alimentari devono essere drasticamente ridotti.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello globale va perso in una qualche fase della filiera alimentare. Questo vuol dire che nei tasselli che separano il produttore e il consumatore montagne di cibo vengono sperperate, con gravi conseguenze anche sotto il profilo climatico. Solo in Europa, ogni anno, finiscono nella spazzatura circa 87,6 milioni di tonnellate di nutrienti che potrebbero trovare destinazioni più nobili.

Come ridurre gli sprechi: ecco i consigli della FAO

Così, con l’avvicinarsi delle festività, proprio la FAO non perde l’occasione per promuovere l’importanza di comportamenti responsabili nella fase di acquisto degli ingredienti delle pietanze e a tavola.

La parola d’ordine è realismo: attenersi pedissequamente alle porzioni necessarie per un certo numero di ospiti diventa un imperativo categorico. Pianificare la lista della spesa per 6 persone implica decisamente quantità diverse rispetto al necessario per 10 o per 15 invitati.

Poi, se il cibo viene conservato correttamente durerà di più: ci sono precisi scomparti del frigo dove posizionare gli alimenti più deperibili come latticini e verdure, ed è proprio lì che devono trovare posto.

Molti ancora sottovalutano la differenza tra le diciture “da consumarsi entro il” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Se per la prima, infatti, è bene aderire strettamente al riferimento temporale indicato, nel secondo caso l’alimento può essere consumato anche dopo la data in questione – se le condizioni di mantenimento specificate nelle istruzioni sono state rispettate e la confezione è integra. Perché allora non dare una seconda chance di utilizzo ad un pacco di riso o di pasta che hanno un odore, un aspetto e un sapore del tutto accettabile?

Il self service e il compostaggio

L’opzione self-service potrebbe rivelarsi molto virtuosa: quando gli ospiti si servono da soli, infatti, mettono nel piatto quanto effettivamente stimano di mangiare e questo, in proporzione, ridurrà ulteriormente il carico del cestino dell’umido. Tra l’altro, esiste un’altra ingegnosa soluzione per dare una nuova destinazione alle rimanenze organiche: compostarle! Così andranno ad arricchire il terreno del giardino di concime naturale, nel segno di una vera e propria economia circolare.

Gestione degli avanzi

E che succede se dopo l’evento conviviale rimangono i tanto temuti avanzi? Semplice! Possono essere redistribuiti tra i commensali (riponendoli, ovviamente, in confezioni amiche dell’ambiente, quindi biodegradabili, o meglio ancora in ciotole-in-ceramica-regalo) oppure si può percorrere la crio-opzione, con il risultato di avere a portata di congelatore un buon “salvacena” per i periodi bui, quando il tempo per cucinare proprio non c’è.

I vantaggi degli acquisti di prossimità

Ultimo, ma non per ultimo: è fondamentale unire politiche familiari oculate a logiche di prossimità. Chi predilige l’acquisto di prodotti locali sostiene le piccole imprese del proprio quartiere o della propria comunità. È poi un buon modo per combattere l’inquinamento, perché le distanze di consegna sono ridotte, nei processi distributivi è evidentemente coinvolto un minor numero di veicoli e sono impiegati meno strumenti di confezionamento, come involucri e imballaggi.