Salute

Divieto alimenti colturali, si accende la trattazione in Senato: stop alla parola “sintetico”

DdL sugli alimenti colturali: al vaglio del Senato

La proposta di iniziativa governativa, arrivata a fine marzo di quest’anno in Consiglio dei Ministri, è attualmente al vaglio del Senato in prima lettura. Dopo l’approdo in aula, passerà all’esame della Camera che avrà, al pari, margine – anche temporale – per proporre modifiche. Eliminata dal testo la parola “sintetico”, fortemente criticata dal mondo scientifico

Il disegno di legge sugli alimenti derivati dalle colture cellulari (nella vulgata, “cibi sintetici”) entra nel vivo della trattazione. Oggi, nelle commissioni riunite 9ª (Industria e Agricoltura) e 10ª (Sanità e Lavoro), si è conclusa l’illustrazione e la votazione degli emendamenti.

DdL sugli alimenti colturali: al vaglio del Senato

Tra opposizione e maggioranza, il totale degli interventi di modifica al testo ha raggiunto il numero di 47. Undici, invece, gli ordini del giorno. Solo 4 gli emendamenti approvati, di cui uno dei relatori.

L’impianto del testo, dunque, e la sua portata, non sono stati intaccati. Degno di nota, però, è l’accorgimento accordato dal Governo sulla eliminazione dal testo della parola “sintetico riferita agli alimenti e mangimi, su proposta del PD e del MoVimento 5 Stelle. Ok anche all’emendamento della Lega che vieta l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne e ai suoi derivati per prodotti trasformati contenenti esclusivamente proteine vegetali. Al bando, quindi, ad esempio, le espressioni “bistecca di tofu”, “bresaola di seitan”, “prosciutto veg”.

Facendo riferimento al principio di precauzione, il Governo Meloni ha deciso di vietare nel territorio nazionale – tra le varie condotte – la produzione, la commercializzazione e la importazione di alimenti e mangimi derivati da colture cellulari. Ma cosa succede nel resto del mondo?

Qual è la situazione nel mondo

In generale, in Europa, fino a quando non verrà consentita l’immissione nel mercato unionale, il prodotto in questione non potrà essere consumato. Questo perché gli Stati membri, e quindi anche l’Italia, soggiacciono alle disposizioni del regolamento sul novel food, lo stesso che ha permesso – con il superamento di vari step -la commercializzazione della farina di grillo).

Dal canto suo, l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha più volte dichiarato che, al momento, non pendono richieste autorizzatorie per l’immissione nell’Unione europea di carne o di mangimi coltivati.

Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha recentemente stabilito che non ha obiezioni sulla sicurezza del prodotto, preparando il terreno ad una vera e propria introduzione.

Ancora prima degli Stati Uniti, a Singapore – da anni, ormai – si può mangiare carne derivata da colture cellulari, e questo ha fatto sì che diventasse il primo Paese al mondo ad approvare la vendita commerciale delle alternative proteiche alle fibre animali. Parimenti attivo sul fronte è anche lo stato di Israele che fa ricerche e investe nella produzione.

Il primo hamburger prodotto in laboratorio

Il primo hamburger al mondo prodotto in laboratorio è stato realizzato prelevando cellule dal muscolo di una mucca nell’agosto del 2013, su iniziativa di Mark Post, l’allora direttore del Dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht. Per ottenere i 142 grammi di questo primo hamburger furono investiti tra i 250 e i 290 mila euro.

A distanza di 10 anni i costi hanno subito un drastico ridimensionamento. A marzo 2022 – secondo quanto riportato da Forbes – il prezzo di un hamburger artificiale si attesta intorno ai 9,80 dollari «perché la scala della produzione è migliorata notevolmente, ma il prodotto resta ancora più caro di un hamburger in un negozio di alimentari o al ristorante».

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Selena Vacca

Esperta di legislazione agroalimentare e consulente prestata alle Istituzioni. Una laurea in Giurisprudenza, diversi master e la passione per il mondo enogastronomico declinato in maniera sostenibile. Nata in Ciociaria, stabile a Roma, giro il mondo ma torno sempre nella terra d’origine con due intenti: assaporare prodotti rigorosamente 100% bio e rubare alla nonna la ricetta del pollo con le patate. Il mio motto? Niente è impossibile!

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