Lazio Turismo

Alla scoperta del Reatino tra storia, cultura e bellezze naturali

Alla scoperta del Reatino: cosa visitare e cosa mangiare
Il Lago del Turano. ai margini occidentali della riserva naturale Monte Navegna e Monte Cervia.

La provincia di Rieti custodisce luoghi dove il tempo sembra rallentare, tra paesaggi incontaminati e borghi silenziosi che raccontano storie antiche

A una sessantina di chilometri da Roma, là dove le colline iniziano a ondeggiare dolcemente e l’aria si riempie del profumo dei boschi, si apre la provincia di Rieti, un angolo del Lazio che custodisce una bellezza autentica, ancora segreta. È l’invito perfetto per chi arriva nella Città Eterna, magari in occasione del Giubileo, e desidera prolungare il proprio viaggio verso luoghi dove il tempo sembra rallentare, tra paesaggi incontaminati e borghi silenziosi che raccontano storie antiche.

Vista del centro di Rieti con particolare della Cattedrale.

Rieti come punto di partenza

Si parte da Rieti, “l’ombelico dell’Italia”: in piazza San Rufo, c’è una targa in 20 lingue che celebra la posizione geografica al centro della penisola, secondo Marco Terenzio Varrone. Poco distante scorre il fiume Velino, con le sue acque limpide in cui sguazzano garzette e germani reali, e si può ammirare il Ponte Romano, straordinaria testimonianza dell’ingegneria antica.

Passeggiando poi per il centro storico si incontrano le mura medievali con le loro porte (tra cui la ben conservata Porta Romana), il maestoso Teatro Flavio Vespasiano, realizzato dall’architetto Achille Sfondrini e inaugurato nel 1893, e la Chiesa di San Francesco a raccontare il passato spirituale della città.

Panorama di Rieti, nei pressi del Ponte Romano (Foto © Isa Grassano).

Greccio, il borgo del primo presepe vivente

Da qui, il viaggio prosegue verso Greccio, adagiato a 750 metri sul livello del mare alle pendici del Monte Lacerone. Questo piccolo borgo è legato indissolubilmente a San Francesco, che diede vita al primo presepe vivente nel 1223, un evento narrato da Tommaso da Celano e San Bonaventura (il borgo fa parte anche del Cammino di Francesco).

L’Eremo del Santuario di Greccio.

All’interno del complesso monastico si trova un affresco quattrocentesco che ricorda l’evento, mentre nell’adiacente chiesa di Santa Maria si può visitare il Museo Internazionale del Presepe per ritrovare numerose Natività provenienti da culture diverse.

L’affresco quattrocentesco nella Cappella del Santuario.

Anche quest’anno, per tutto il periodo natalizio, il borgo di Greccio si anima con la rievocazione storica del Presepe. Gli abitanti diventano attori per rappresentare questa tradizione nelle date 21/22, 26/27/28/29 dicembre e 1/4/5/6 gennaio, oltre a una speciale messa in scena la notte del 24 dicembre. Nel borgo si trova anche il Villaggio di Natale, un mercatino ricco di artigianato locale, decorazioni e prodotti tipici, fino al 6 gennaio, con eventi e spettacoli. Info: comune.greccio.ri.it 

Anima Reatina, emozioni sul territorio

Greccio fa parte di Anima Reatina, il progetto di sviluppo e valorizzazione del territorio che riunisce 40 comuni della provincia e più di 200 imprenditori e associazioni private. «Ci sono emozioni che bisogna vivere, prima che scompaiano per sempre», come recita il claim. E le emozioni passano tra eremi arroccati, borghi, i castelli sul Lago del Turano e una lussureggiante natura. Info: www.animareatina.it

Così nell’antico borgo di Collalto Sabino – inserito tra i borghi più belli d’Italia – con il suo centro storico dominato dall’elegante profilo merlato del castello. Fino all’Epifania, si trasforma nel paese di Babbo Natale. Le botteghe accolgono artigiani e produttori locali, mentre Babbo Natale aspetta piccoli e grandi nella sua casa, circondato da elfi, musicisti e cantastorie che animano le strade (ingresso e parcheggio gratuito). Info: www.ilpaesedibabbonatale.info

Il Castello di Collalto Sabino (Foto © Anima Reatina).

Antrodoco, l’eco del Medioevo

Sulla via Salaria, a circa una ventina di chilometri da Rieti, si trova Antrodoco, un piccolo paese medievale arroccato sulle montagne, noto per le sue prelibate castagne Marroni Antrodocani. All’ingresso della città una lapide ricorda la città come scenario della prima battaglia risorgimentale italiana del 1821.

Il paese medievale di Antrodoco.

Da vedere la chiesa Santa Maria Extra Moenia, chiesa romanica dalla facciata semplice e lineare e il vicino Battistero, un unicum nella zona per la pianta esagonale. Le strade sono impreziosite da opere di street art. La Natura e il legame con il paesaggio sono il fil rouge di molti dei lavori. Tra gli artisti, Alice Pasquini con le sue donne su muri e fontane, cassette elettriche e della posta, o vecchie porte, il duo Sten-Lex, tra i più noti urban artists italiani, che con un personale utilizzo degli stencil hanno ricoperto la facciata di un palazzo in via Lungo Velino. Ancora Luca Maleonte, con la sua opera “Gioco Senza Fine” in cui si racconta l’incontro tra un cane e un gatto, trasformando così il passaggio sotto l’arco del Municipio in una immersione nel colore e nella natura.

Il gusto della tradizione

Pure il gusto viene appagato. Siamo nel periodo delle castagne pregiate – come la Castagna rossa del Cicolano (si caratterizza per il sapore delicato e dolce, con non più di tre frutti per riccio e di forma tondeggiante), o il Marrone antrodocano – utilizzate in ricette dolci, come il castagnaccio, e salate come i ravioli o gli gnocchi di castagne. Pregiata la Patata di Leonessa, utilizzata anche per preparare il tradizionale dolce di patate.

Amatrice il cui nome è legato a un piatto, l’amatriciana, porta con sé sapori e storie che superano ogni confine. Dopo il devastante terremoto del 2016, il borgo sta vivendo una fase di rinascita e la tradizione gastronomica si intreccia con il desiderio di ricostruire non solo case, ma anche un futuro. Molte delle aziende agricole e artigianali sono visitabili, un modo per osservare da vicino le tecniche di lavorazione, degustare i prodotti freschi e acquistarli direttamente.

La ceberrima Amatriciana.

Ovunque si ritrovano piatti di tradizione contadina spesso rivisitati ma sempre con ingredienti naturali, dove l’equilibrio dei sapori e del gusto primeggiano su tutto. E non può mancare l’olio extra vergine di oliva, a marchio Dop (denominazione di origine protetta). Olio che da queste parti rappresenta una vera e propria cultura. Già i romani erano dei grandi consumatori: circa 30 litri a persona e veniva usato anche per l’illuminazione di Roma, per le liturgie, per alcuni medicinali (il medico Galeno lo descriveva come un medicamento dagli effetti miracolosi).

Dove dormire e mangiare a Rieti

Grande Albergo Quattro Stagioni

Ideale come base per scoprire la città di Rieti e i dintorni, una struttura storica, nel cuore della città.  www.hotelquattrostagionirieti.com

L’Osteria Le Tre Porte

Nel centro di Rieti utilizza solo prodotti locali, acquistati da aziende del territorio. Da assaggiare i pizzicotti, tipica pasta del reatino, realizzata con pasta lievitata e condita con ortaggi di stagione. Info: campagnasabina.it

Dudas Epicuroteca

In via dei Crispoti 26, a pochi metri dalla targa che ricorda Rieti come L’ombelico d’Italia, offre salumi ricercati e carni alla griglia. Tel. 366 722 9017.

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Isa Grassano

Giornalista professionista, tutor al master in giornalismo, scrittrice e soprattutto “ragazza” piena di energia. Ha una valigia sempre pronta, anche se a ogni viaggio dimentica qualcosa. Scrivo libri di curiosità (Book Sun Lover) e romanzi (“Un giorno sì un altro no”, “Come un fiore sul quaderno”). Legge tanto, sorride ancora di più.

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