Basilicata Vino

Cantina di Venosa, l’espressione della Basilicata attraverso Aglianico e Malvasia

Cantina di Venosa: la Basilicata tra Aglianico e Malvasia
Grappoli di Malvasia (Foto © Facebook Cantina di Venosa).

350 soci e una superficie vitata di 800 ettari per un’azienda vitivinicola tra le più rappresentative del territorio lucano

È una delle firme autentiche della cultura enoica del Mezzogiorno. Lo è grazie alla partecipazione corale di quasi 350 soci, nel 1957 quando partì erano 27, con una superficie che viaggia sugli 800 ettari, la maggior parte nel Comune di Venosa. Territorio tra i maggiori produttori di uva Aglianico del Vulture.

Cantina di Venosa: alfiere del vino in Basilicata

Siamo in Basilicata dove, appunto, l’Aglianico è il principe autentico del terroir. Vitigno che è figlio di un vulcano, ormai spento, che è stato vino già amato dagli antichi romani. Una presenza liquida figlia della fermentazione che sa dare veramente grandi soddisfazioni in termini di complessità e piacevolezza di sorso.

L’Aglianico e il legno: un connubio inossidabile?

Forse, e lo diciamo con umiltà ma con determinazione, sarebbe bene iniziare a far parlare di più il terreno, la mano del vignaiolo, lo stesso vitigno e sempre meno il legno. Al di là di quanto “impone” il disciplinare che forse sarebbe da levigare… l’eco e soprattutto l’imprinting gustativo del rovere d’Oltralpe e di Slavonia, crea un sorso un po’ stanco, stereotipato e omologante. Annienta la personalità esuberante e potente che invece ha la Vitis Ellenica.

Dare la capacità di farsi proprio interprete del territorio dal quale nasce è, oggi, un requisito indispensabile per poter continuare a mantenere l’Aglianico alfiere della storia e della cultura vitivinicola di queste terre. Magari con sorsi un po’ più snelli. Metodi e soprattutto culle alternative, più capaci, secondo noi, di lasciar sprigionare e contenere la personalità importante di questo vino (dall’inox al cemento arrivando alle botti grandi) ce ne sono. Forse è arrivato il tempo di osare. Non sono le note di vaniglia, di tostatura, affumicatura, a tratti di cocco che fanno il sorso elegante e piacevole, ma l’autenticità, sapientemente calibrata dalla mano del vigneron/enologo.

Siamo certi che l’export sia importante, e chieda determinati stili, ma possiamo anche iniziare a utilizzare la testa d’ariete del varietale per far conoscere l’immenso e diversificato mosaico ampleografico e quindi di sorso che abbiamo nell’italico stivale.

Lo diciamo perché crediamo veramente che le potenzialità espressive e organolettiche dell’Aglianico, frutto di terreni ricchi di minerali, calcari e argilla possano dire la loro se li si lasciano esprimere a piena voce. Del resto Jancis Robinson sostiene nell’Atlante Mondiale dei vini (Mondadori) come

«Negli anni ottanta e novanta (del secolo scorso ndr) sembrava che tutti quelli interessati al vino andassero nella stessa direzione… La grande maggioranza era determinata a voler ottenere lo stesso tipo di vino …».

Vini Cantina di Venosa

Adesso però raccontiamo alcuni sorsi della Cantina di Venosa.

Verbo – Malvasia Basilicata Igp

La Malvasia è uno dei più degni e possenti rappresentanti vitivinicoli del concetto di aromatico. Per certi versi è prepotente e fiero di questa sua peculiarità al sorso. Al contempo, però, è anche capace di declinarsi attraverso le sfumature del territorio nel quale viene coltivato e soprattutto nelle direzioni che il vigneron intende perseguire.

Non è facile, perché l’imprinting organolettico da “panettone liquido” (uva sultanina e candito) è veramente difficile da stemperare, ma grazie alla conoscenza e alla capacità tecnica utilizzata in cantina, ma anche già in vigna, soprattutto sulle scelte delle tempistiche di raccolta, può anche essere e diventare altro. Verbo di Cantina di Venosa, annata 2022, è testimone concreto di questa capacità adattiva tra esuberanza organolettica e capacità di riequilibrio tecnico-sostanziale.

Cantina di Venosa Basilicata
Verbo – Malvasia Basilicata Igp (Foto © Riccardo Isola).

Partiamo da un colore vivo, vivace e vibrante di giallo paglierino. Al naso è immediato l’eco del varietale. Pressante spinta di uva sultanina, candito, ma rinfrescata da eleganti note di scorza di limone verdello e agrume. Al sorso entra verticale e si allarga, sospinto dall’aromaticità, in sfumature di mela e tocchi di tropicalità acerba. Nuance di fiori gialli, su tutti quelli di ginestra, si chiudono su sentori amaricanti comunque giovani e gioviali.

L’accompagnamento ideale? Beh partiamo dalla scelta della temperatura che non può che essere abbondantemente rinfrescata, non più di 10°, e quindi è con antipasti soprattutto di scoglio e di mare, al massimo anche con nobili crostacei. Ottima spalla per risotti bianchi di pesce, è però da provare anche in accoppiata con uno dei must della tradizione lucana: “Cicoria con la purea di fave”.

Verbo – Aglianico del Vulture

Questo Aglianico di “partenza” nasce a nord-ovest della Provincia di Potenza. La sua vinificazione prevede fermentazione e macerazione pellicolare a temperatura controllata da 23° a 26° C e completamento della fermentazione alcolica e malolattica in serbatoi inox. Da qui passa in botti di rovere per circa 12 mesi.

Si presenta rosso rubino intenso e profondo. Al naso è una esplosione di piccoli frutti neri, di spezie e tostature. Il sorso è presente, entra fiero e si allarga grazie a un bouquet importante di frutto maturo e spezie. È, a suo modo, sapido e pepato. Buona la persistenza e la lunghezza finale.

Degno compagni di piatti arrosto, anche di cacciagione e formaggi a media stagionatura.

Verbo – Aglianico del Vulture (Foto © Riccardo Isola).

Carato Venusio – Aglianico del Vulture Dog Superiore 2017

Proseguiamo con i vini Cantina di Venosa con un’interpretazione veramente emozionale dell’Aglianico. Potenza, frutto, ma anche freschezza e bevibilità si condensano in sorsi che trovano un equilibrio perfetto tra varietale e terziari.

Un’identità elegante e presente. Sorsi autentici in cui il legno, in questo caso, aiuta la fragranza e non l’appesantisce. Figlio di una vinificazione in piccoli fermentini per circa 15 giorni, completata della fermentazione alcolica e malolattica in serbatoi inox. Passa per l’affinamento in piccole botti di rovere francese da 225 litri per 18/24 mesi e in bottiglia per altri 12 mesi.

Si presenta di un vibrante rosso rubino intenso con qualche riflesso granato. Al naso sono i frutti neri croccanti a farne da padrone accompagnati da note di liquirizia e chiusura speziato-balsamica. Al palato, trama tannica vellutata in un sorso corposo e austero, ma molto fine ed elegante. Buona freschezza.

Figlio dell’attesa e del tempo, il Carato Venusio è degno compagno di piatti importanti di carne, anche cacciagione, e formaggi stagionati.

Carato Venusio – Aglianico del Vulture Dog Superiore 2017 (Foto © Riccardo Isola).

Terre di Orazio 2020 Aglianico del Vulture DOP

Ed ecco il sorso autentico per questo vitigno e territorio. Una spremuta di territorio, di uva e di identità. È un sorso croccante, vero, soddisfacente.

Il rosso rubino è vivo e ti preannuncia che il sorso sarà vibrante e scalpitante. Ecco al naso uscire il frutto rosso di sottobosco, di susina appena matura, ancora vinoso e giovanile. Il tutto rinfrescato da toccate di verde balsamicitá ed erbacei di sfalcio di campo. Il sorso entra netto, giustamente tannico che si allunga sui binari di frutta rossa e di viola. Bella la sapidità e quel richiamo al minerale.

Terre di Orazio è un vino giovane e gioviale, un vino vero, sincero e da bersi con quella semplicità di un prodotto a suo modo complesso da interpretare. Veramente un sorso lungo e sempre pizzicato nella sua vitalità. Bello!

Da accompagnare a primi con ragù rossi, ottimo con polenta al ragù di funghi porcini, e secondi a base di carne arrosto.

Terre di Orazio 2020 Aglianico del Vulture DOP (Foto © Riccardo Isola).

Matematico

Rappresenta sicuramente il cavallo di battaglia della cantina. Il vino al top. Diciamo subito, un taglio bordolese a base Merlot (70%) e Aglianico (30%) che a noi, però, non ha fatto perdere il cuore. Ancora troppo giovane nello sprigionare i terziari del legno.

Profondo nell’aspetto, si caratterizza soprattutto per il frutto anche se fortemente influenzato dalla pressione del contenitore. Per iniziare ad apprezzarlo nel suo equilibrio tra potenza estrattiva, tannino e terziari abbiamo bisogno di almeno 5/7 anni dall’uscita sul mercato. Tannino presente ma già abbastanza addomesticato. Potenza e alcol lo portano a essere compagno di piatti veramente importanti di carne.

Matematico, Merlot (70%) e Aglianico (30%) (Foto © Riccardo Isola).

Cantina di Venosa
Via Appia, 86 – Venosa (Pz) | www.cantinadivenosa.shop

image_pdfimage_print
© Riproduzione vietata

Condividi su:

Ti è piaciuto questo articolo?

Registrati alla nostra newsletter

Riccardo Isola

Un viaggio tra inchiostro e liquidi nel cristallo iniziato, ahimé e purtroppo, diversi anni fa. Ambasciatore dei vini dell’Emilia Romagna, giornalista enogastronomico in orbita perenne attorno ai pianeti Vino e Cibo. Usurpatore, per professione e per passione, della lingua italiana. Improprio interprete, ma con dedizione e impegno, del raccontare ciò che da sempre fa grande il nostro essere italici: il Gusto.

Ricevi informazioni utili

Segui la nostra TV

Le firme

Alessandra Piubello

Giovanni Caldara

Esplora il magazine

Pubblicità


Pubblicità

I nostri partner

Vignaioli Contrari
Only Wine Festival 2024