Vino

Valore al vigneto! L’Indice Bigot applicato ai 5 Cru del Domaine Marjan Simcic

Domaine Marjan Simčič: l'Indice Bigot applicato ai 5 Cru
Marjan Simcic e Giovanni Bigot (Foto Studio Cru).

Un metodo scientifico innovativo, che valuta il potenziale qualitativo di un vigneto, basandosi su 9 specifici parametri. La chiave di lettura che ci voleva, per capire il terroir anche nel bicchiere!

Si fa presto a dire che “il vino si fa in vigna” ma quali sono gli aspetti che più influiscono sulla “qualità” del “prodotto finito”? E soprattutto, come è possibile “valutarli” in modo scientifico, per stabilire “quando, come e se” intervenire?

Domande che fioriscono dalla necessità di “avvicinare” i fronti agronomico ed enologico, per indagarne le “correlazioni nascoste” e dare (finalmente) una spiegazione razionale – al di là di ogni narrativa e capacità oratoria – alle differenze avvertibili nel calice.

Perché, ad esempio, un vino – a parità di vitigno – risulta al sorso “più fresco” di un altro oppure perché presenta una struttura “più importante”, un corpo più voluminoso?

La ponca è il terreno roccioso che compone il terroir delle colline friulane (Foto Studio Cru).

L’Indice Bigot per la valutazione oggettiva del “potenziale qualitativo”

Per dare una risposta “a chi il vino lo beve” ma anche “a chi lo fa”, l’Agronomo Giovanni Bigot – già Professore Associato dell’Università di Udine e Fondatore della Società Perleuve – ha messo a punto un metodo per la valutazione oggettiva del “potenziale qualitativo” di un vigneto che consente, attraverso il monitoraggio e l’analisi di 9 parametri, di prevedere quale sarà il “risultato finale”, ovvero quali caratteristiche riscontreremo nel bicchiere, con “quel suolo, quel clima e quelle pratiche agronomiche”.

L’Indice Bigot, dunque, vuole evidenziare il collegamento scientifico fra fattori agronomici e caratteristiche del vino, partendo dal presupposto che «la qualità è misurabile» – come sottolinea convintamente lo stesso Giovanni.

L’agronomo Giovanni Bigot in vigna (Foto Studio Cru).

Ma attenzione: a differenza di quanto alcuni scettici potrebbero pensare, si tratta tutt’altro che di un approccio frutto di “delirante fantasia” – o semplicistico a tal punto da poter essere definito addirittura “naif”, in gergo contemporaneo.

Il metodo può essere infatti facilmente spiegato con il meccanismo logico sotteso dalla “Funzione SE” di Excel: se una condizione è VERA (verificata), allora otteniamo un determinato risultato; viceversa, se una condizione è FALSA (non-verificata), allora otteniamo un risultato diverso.

Partendo dai 9 parametri valutati dall’Indice Bigot – vigoria, superficie fogliare esposta (SFE), produzione, rapporto produzione/SFE, stress idrico della pianta, sanità dei grappoli, morfologia del grappolo, età media del vigneto, biodiversità e microrganismi – è possibile derivare un esempio pratico: SE la superficie fogliare esposta (SFE) e la vigoria sono alte, ALLORA il vino risulterà più fresco, per la maggior acidità totale. E ancora, SE la vigoria è medio/alta, il grappolo è spargolo e lo stress idrico crescente in fase estiva, ALLORA avremo una migliore maturazione degli acini, con conseguente assenza di sentori verdi nel vino.

Osservare il vigneto per prendere le giuste decisioni

L’Indice Bigot si basa essenzialmente sulla “capacità di osservare” il vigneto, per capire “dove e come” intervenire con mirate azioni migliorative, anche in ottica di una “viticoltura di precisione”, più rispettosa della pianta e del luogo in cui cresce.

A beneficiare di questo screening preliminare – ma anche continuativo – del vigneto sono sia l’agronomo che l’enologo, che riceveranno non solo precise indicazioni sulle scelte “da compiere” per ottenere determinati risultati “nel bicchiere” ma anche un’idea del “valore economico” del proprio vigneto – più alto è l’indice, infatti, più alto sarà il valore del terreno.

L’indice Bigot si basa sulla “capacità di osservare” il vigneto per le giuste decisioni (Foto Studio Cru).

Domaine Marjan Simčič, una storia iniziata nel 1860

Ad aver riposto fiducia in Giovanni Bigot – come altre 50 aziende, distribuite principalmente lungo lo stivale italiano – è Marjan Simčič, un nome che di certo non passa inosservato, anche “al di qua” del confine. Si tratta di una delle “personalità del vino” più irriverenti e carismatiche del Brda, sulle cui “spalle” pesa la responsabilità di una lunga storia nel mondo del vino, iniziata nel 1860.

2 Regni e 2 Guerre Mondiali non hanno frenato la corsa del Domaine, che oggi può “vantare” una crescente collezione di premi e riconoscimenti sulle proprie etichette.

Circa 18 ettari, chiusi nella “stretta di mano” fra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, fra il Collio ed il Goriska Brda; ettari gestiti secondo i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica, studiati ed approfonditi «centimetro per centimetro, millimetro per millimetro», anche grazie al supporto – e all’amicizia – con Giovanni Bigot, con cui collabora ormai da diversi anni.

I vini degustati durante la nostra esperienza da Domaine Marjan Simčič (Foto Studio Cru).

Da 5 Cru arrivano 5 assaggi indimenticabili

5 Cru (Medana Breg, Medana Jama, Ronc Zegla, Trobno Cru e Jordano Cru) con caratteristiche diverse, che conducono necessariamente a risultati diversi – ma sempre sorprendenti – nel calice; risultati che al consumatore finale raccontano “la verità, null’altro che la verità” di un determinato terroir, dell’annata e anche delle scelte “in campagna”.

Ripresa dal drone dei Cru Marjan Simčič (Foto Studio Cru).

In particolare, rimangono impressi nella memoria, i seguenti assaggi:

Savignon Blanc 2021 – Cru Jordano

Direttamente dal Cru di Jordano, “figlio” di un’annata ideale, con record di escursioni termiche.
Un Sauvignon che nasce su terreni a tessitura franca, con buona dotazione di sostanza organica ed elevata qualità microbiologica. Un vino timido e stretto in fase iniziale, che si “svela” lentamente in tutta la sua raffinatezza: ampio, sferico, con note di pesca a pasta bianca, pera Williams e pompelmo, legate a sfumature più floreali e balsamiche, riconducibili al sambuco, alla salvia e all’acetosella, per chiudere con un finale insolitamente delicato e rotondo, quasi vanigliato. Un sorso contraddistinto da una sapidità fine ed una freschezza vivace, nascosta da un corpo sinuoso, con un ottimo bilanciamento fra sensazioni “dure” e “morbide”.

Sauvignon Vert 2020 – Cru Ronc di Zegla

L’anno di impianto risale al 1929 (è il vigneto più antico del Brda, con i suoi 94 anni): viti “vecchie”, contraddistinte da un’ottima vigoria, che crescono su uno dei Cru con il più alto livello di sostanza organica. Un Sauvignon che propone note balsamiche e speziate in evidenza, dalla salvia al pepe bianco, per poi “riallacciarsi” all’agrume e, in particolare, al cedro. Un vino diretto, schietto, auto-esplicativo, agile e dalla lunga persistenza.

Sauvignon Vert 2020 – Cru Ronc di Zegla (Foto Studio Cru).

Ribolla Gialla “Opoka” 2020 – Cru Medana Jama

Cresce su un terreno scheletro prevalente, contraddistinto da un ottimo drenaggio e soggetto a frequente stress idrico, questa Ribolla Gialla dal colore giallo-ambrato. Un vino che vuole essere “sincero”, riconoscendo con oggettività che la Ribolla è un “uva semplice”. Un vino diretto, schietto, che “va bevuto, prima che contemplato”, che al naso ripropone piacevoli aromi di albicocca (matura ed in succo), petali di calendula, incenso, curcuma e fieno.

Pinot Nero 2020 – Cru Medana Breg

Una zona fresca ed un vigneto di 34 anni, con una bassa produzione per pianta ed una vigoria medio/alta. Un vino di ottima prospettiva, votato all’invecchiamento, con profumi di susina matura, more di gelso, violette selvatiche, pepe nero e liquirizia. Un sorso ancora “teso”, che sottende un volume importante, dai tannini fitti ed energici.

Merlot 2018 – Cru Trobno

Un cru ed un vino, semplicemente eccezionali. Sulla sommità della collina, in un luogo costantemente ventilato, cresce questo Merlot – da cloni Petrus – con una vigoria medio/alta ed un grappolo spargolo, che facilita la perfetta maturazione degli acini. Un sorso che ti avvolge e ti appaga, facendoti sentire “al sicuro”, protetto da forza ed energia. Mirtilli freschi ed in succo, lamponi, rosa canina, fico nero, eucalipto e tabacco dolce. Un bouquet sfacettato, comunque aderente al vitigno, che introduce un sorso denso, dalla trama tannica fitta, con un lunghissimo finale fruttato, riconducibile alla susina matura.

Merlot 2018 – Cru Trobno (Foto Studio Cru).

Una degustazione, quella svoltasi a Villa Vipolze a Dobrovo, come ce ne sono poche; una degustazione che ci fa capire la necessità di instaurare una comunicazione ed una cooperazione costanti tra Enologo e Agronomo, per “sfruttare” al meglio le potenzialità di un determinato vigneto, dove – effettivamente – “il vino si fa”.

Un momento della degustazione riservata alla stampa (Foto Studio Cru).

Per maggiori informazioni: www.simcic.si

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Kevin Feragotto

Classe 1994 e friulano orgoglioso. Dal 2016 mi occupo di ricerca e comunicazione enogastronomica, all’inizio come cuoco e ora come Addetto Stampa e PR, con un Master in Food and Wine Management alle spalle. Grazie alla mia passione per la cucina ho girato il mondo, tenendo show-cooking in Asia e Medio Oriente. Realizzo Masterclass per neofiti e cultori del gusto e collaboro con alcune realtà locali per promuovere lo sviluppo del tessuto agroalimentare regionale.

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