Luce: brillante simbolo dell’omonima tenuta toscana

Merlot e Sangiovese, finezza e volume, si esprimono in linea con la filosofia territoriale e culturale del vino di queste terre. Abbiamo degustato l’annata 2018

Luce è figlio di un blend, precisamente Sangiovese e Merlot della patria del vino italico: Montalcino. Luce è figlio di una firma enologica di caratura internazionale, la famiglia Marchesi de’ Frescobaldi, e di una famiglia in cui il varietale è un must imprescindibile, la Mondavi. Il tutto disegnato in una cornice naturalistica e paesaggistica invidiata in tutto il mondo, il Parco Naturale della Val d’Orcia, nel quale sono tratteggiati i quasi 250 ettari della Tenuta, di cui quasi una novantina a vigneto.

I 25 anni di Luce

L’anno scorso è scattato il quarto di secolo per Luce. Venticinque anni in cui terroir non è solo declinazione francofona ma autentico valore di un’agricoltura in vigneto made in Tuscany. Biologico, autenticità, rispetto, amore sono gli ingredienti che rendono brillante ogni sorso di Luce 2018, un vino che nasce dopo piogge che hanno ridato vigore alle vigne, stressate, e non poco, dal 2017.

La carezza mite della primavera ha preceduto abbracci stretti e asciutti di un’estate mediterranea nel senso più autentico del termine. Infine la frizzante Tramontana di settembre, accompagnata da giornate ancora tiepidamente assolate, hanno portato in cantina le premesse per un’ottima annata.

Caratteristiche di Luce 2018 di Tenuta Luce

Luce 2018 di Tenuta Luce nasce da uve Sangiovese e Merlot, vendemmiate nella prima e nell’ultima decade di settembre. Dopo 12 giorni di fermentazione, i tempi di macerazione sulle bucce sono stati di 22 giorni. Affinamento di almeno 24 mesi in barrique, per l’80 % nuove e un 20% di barrique di un anno. Non si arriva alle 100.000 bottiglie prodotte.

DiVini connubi d’arte

Questo vino, proprio per la simbiosi perfetta tra argilla e galestro, tra sole e acqua, tra vento e maturità ci ricorda la sinuosa ed elegante tensione materica dell’opera “La grande natura” di Carlo Zauli (Faenza, 1986).