Sorsi di Brunello nella Grande mela, l’anteprima si sposta Oltreoceano

Il 23 e 24 febbraio il nettare della vigna toscana approda per l’anteprima nel principale mercato export del mondo

«Start spreading the news
I’m leaving today
I want to be a part of it
New York, New York»…

Il Brunello approda a New York. Uno dei principali capisaldi del made in Italy enologico, il 23 e 24 febbraio, sarà protagonista in una due giorni di eventi che rientra all’interno del format promozionale “Benvenuto Brunello”, curato dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino.

All’ombra del vetro e dell’acciaio della Grande Mela, ci sono le anteprima 2017 e la Riserva 2016 (già raccontate da La Gazzetta del Gusto qui), di quello che è ormai indiscutibilmente non solo il principe dei rossi toscani ma alfiere dell’agroalimentare italico.

Sorsi di Brunello a New York

Location d’eccezione è la Quinta Strada di New York, dove al Midtown Loft & Terrace oltre 50 produttori montalcinesi hanno dato appuntamento a circa 300 operatori del trade a stelle e strisce.  Siamo nella Fifth Avenue, arteria newyorchese nel cuore del distretto di Manhattan, dove l’eleganza, lo stile e la cultura sono caratteristiche raccontate dalla storia della cinematografia e ammirate e sognate dall’opinine pubblica mondiale.

«L’obiettivo – sottolinea il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – è consolidare la presenza nel nostro primo mercato di sbocco al mondo, con una quota export che supera il 30% del totale. Lo scorso anno i rossi toscani negli States hanno registrato un balzo senza precedenti delle vendite, in aumento del 26% a valore, con il Brunello. Lo testimonia anche l’indagine commissionata per l’occasione a Wine Intelligence, che vede la Toscana in testa ai territori enologici stranieri più conosciuti dai consumatori statunitensi».

Indagine Wine Intelligence: i toscani sono i vini più conosciuti negli States

Studio che vede proprio la terra del Rinascimento italiano, seconda solo alla californiana Napa Valley in termini enologici, conosciuta dal 58% dei consumatori Usa. Posizione di tutto rispetto che mette la Val d’Orcia davanti nell’ordine alla stessa Champagne (51%), al Bordeaux (50%), alla Borgogna (47%) e, rappresentazione social-antropologica docet, alla Sicilia (41%).

Stando allo studio «il Brunello di Montalcino vanta una notorietà al 7% con un altissimo livello di fidelizzazione sul fronte dei cluster dei consumatori Usa individuati dall’istituto di ricerca legati agli appassionati di vino, millennial urbani dell’upper class (reddito oltre i 100mila dollari), dove il grado di conoscenza è praticamente raddoppiato (13%)».

A dare respiro dinamico nel futuro dell’export vitivinicolo è il dato relativo alla conversione all’acquisto. Della serie in America i consumatori di vino, che conoscono il nettare della Val d’Orcia, nel 30% dei casi acquistano proprio il Brunello, ed è uno dei valori più alti in assoluto, secondo solo Prosecco (31%) per quanto concerne il paniere iItalia. «E i francesi che s’incazzano» citerebbe il grande Paolo Conte visto che le loro quote si affermano al 20%.

In generale, secondo il rapporto, il vino italiano dopo quello californiano è il più conosciuto a pari merito con quello francese (69%), seguiti a distanza dalla Spagna (58%) e dall’Australia (43%). Infine, strano ma vero, l’Italian style in ambito enologico, è anche il più apprezzato nella cosiddetta Generazione Z (21-24 anni) e nei Millennials (25-39 anni) soprattutto nelle city più importanti e influenti come Miami, New York City e San Francisco. Una ‘Generation Treaters’ (benestanti) che sono in fortissima ascesa visto che hanno una capacità di spesa che per stappare un bottiglia non guardano in faccia nemmeno al, minimo, 75 dollari a bottiglia, da consumarsi soprattutto fuori casa o da portare come regalo alle cene da amici. Della serie, salute! Anzi Cheers… e che Cheers…