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Qual è il vino dei Colli Euganei? Storia ed evoluzioni del Moscato e dei tagli bordolesi

Vini Colli Euganei: storia, evoluzione e dove degustarli

Un viaggio in calice attraverso gli ottanta rilievi irregolari che costituiscono i Colli Euganei, dai vitigni storici a quelli più recenti

Oltre 30 milioni di anni fa, alcune eruzioni sottomarine hanno creato una serie di rilievi composti da trachite e basalto, che piano piano, al diradarsi dell’acqua e della formazione della pianura padana sono diventati i Colli Euganei: circa 80 rilievi irregolari che sbucano a sorpresa tra il piatto territorio di Padova, Rovigo e la laguna veneta (QUI un approfondimento sul territorio).

Storia del Colli Euganei e la scoperta del Moscato

Forse è proprio per questa loro eccezionalità che, prima dell’arrivo dei Romani, ci si trasferirono le popolazioni euganee e venete, cercando protezione, per poi diventare dimora dei ricchi mercanti veneziani. Questi ultimi, tra un viaggio e l’altro lungo la via della Seta, scoprirono il moscato: un dolce nettare degli Dei che decisero di piantare anche sui rilievi delle loro colline.

Fu proprio così che il moscato giallo iniziò a riscrivere la propria storia, diventando vitigno autoctono dei Colli Euganei e dando vita a quella che diventerà l’unica DOCG della zona: il Fior D’Arancio, spumante dolce e leggero che per anni è stato il simbolo dei Colli.

Vini dei Colli Euganei: storia, evoluzione

Tipologie di Moscato e le aziende dove degustarlo

In seguito il Moscato si è evoluto in altre sfumature, presentandosi nella sua versione passita, ferma e secca e anche metodo classico e regalando un bouquet aromatico con note citrine e di zagara che si differenzia da cantina a cantina, dato che ogni parete degli 81 rilievi presenta un microclima diverso.

Il Moscato di cantina Maeli: DILÀ, DILÌ, Bianco Infinito e Passito

Una cantina che ha fatto delle declinazioni del Moscato la propria mission è Maeli, a Baone (PD), l’unica che ha sviluppato questo uvaggio in tutte le sue declinazioni, partendo dal classico Fior D’Arancio DOCG, spumante dolce, che si è evoluto nel metodo classico brut nature DILÀ, in cui l’aromaticità si sposa con l’eleganza di lieviti e fini bollicine, per arrivare al metodo ancestrale del vino frizzante rifermentato in bottiglia DILÌ. È proposta poi la sua versione secca (Bianco Infinito) che si carica di note minerali e sapide per chiudere infine il cerchio con il Passito ricavato dall’appassimento delle uve.

L’azienda Maeli ha sviluppato il Moscato in tutte le sue declinazioni (Foto © Maeli).

Quota 101: Fior D’Arancio (secco e Spumante) e Gelso di Lapo

Ma ogni azienda del territorio ha il proprio moscato da raccontare: è il caso di Quota 101 di Torreglia (PD), che propone il Fior D’Arancio secco, in cui si esprimono l’evoluzione e la morbidezza della fermentazione in botti di rovere, il classico Fior D’Arancio Spumante dolce e il Gelso di Lapo, il passito chiamato così perché dedicato al grande albero della cantina dove il cane di famiglia, Lapo, amava riposare.

Ca’ Lustra Zanovello

Infine, la cantina Ca’ Lustra Zanovello (Cinto Euganeo, Padova) propone anche uno speciale Moscato Bianco (A’ Cengia) denso di aromaticità e sapidità, che evolvendosi arriva a regalare note balsamiche.

Al suo fianco, non poteva mancare il Fior D’Arancio passito, anche se i pezzi forti della cantina di Cinto Euganeo sono i blend: l’Olivetani (vino bianco composto da vari vitigni cresciuti mescolati come un tempo voleva la tradizione) e il più classico Colli Euganei bianco, realizzato con Garganega, Tai, Pinot bianco, Sauvignon e Moscato.

Conti Rinaldi e il Colli Euganei Rosso DOC

Altra data importante per l’enologia nei Colli Euganei è il 1870, quando la famiglia nobile dei Conti Rinaldi, che viveva nel noto castello di Lispida a due passi da Monselice, decise di provare a piantare quei vitigni che tanto piacevano ai loro amici francesi: il cabernet, il merlot e il carmenère.

Si dice che siano stati i primi vitigni piantati in Italia e, per questo, ormai non si possano più chiamare internazionali: anche loro si sono sposati al territorio diventando qualcosa di diverso e sviluppando una propria e unica identità che oggi dà vita all’altro grande classico della zona: il Colli Euganei Rosso DOC, ovvero un taglio bordolese.

I Rossi dei Colli Euganei: ecco dove provarli

Anche nel caso dei rossi, con il procedere degli anni, delle tecniche di cantina e del gusto, ogni produttore ha sviluppato un proprio stile, prediligendo sempre e comunque l’invecchiamento in botti grandi o barrique.

Cantina Vignalta, Arquà Petrarca

Cantina regina dei rossi è sicuramente Vignalta, ad Arquà Petrarca. Risalendo per il borgo del poeta verso il Monte Fasolo, infatti, si incontra una tra le prime realtà che ha creduto fortemente nei tagli bordolesi. Si parte dal rosso riserva Colli Euganei Doc, composto da Cabernet Sauvignon e Merlot fatto affinare per tre anni in tonneaux di rovere (di questi uvaggi la selezione invece andrà a comporre il Marrano), per poi concentrarsi sulla potenza e la longevità del Carmenére in purezza lasciato invecchiare per due anni sempre in tonneaux di Rovere.

Molto interessante è anche il Pinot Noir coltivato nei terreni più calcarei e vinificato con raspo alla Borgognona, lasciato maturare sempre in tonneaux. Ma l’espressione più alta della cantina si raggiunge con il Gemola, raffinato taglio bordolese le cui uve sono coltivate sul suolo vulcanico del monte Gemola e lasciato maturare per 3 anni in botte.

Tutti i vini di Vignalta incantano per la loro morbidezza e per il loro carattere che fa da eco al gusto della zona di Bolgheri e della Napa Valley.

I rossi di Cantina Ca’ Lustra

Anche la cantina Ca’ Lustra propone dei rossi molto interessanti. Si parte dai vini in purezza Girapoggio e Le Cerese (rispettivamente cabernet e merlot) per poi salire alla loro versione evoluta Sassonero, per il merlot, e Sgussa per il Cabernet.

Se invece si cerca il taglio bordolese, da provare in ordine crescente per aromi e sentori più evoluti, il Rosso Colli Euganei Doc, il Natio e il Moro Polo: tre diverse declinazioni del merlot e del cabernet che arrivano da diversi versanti dei colli che circondano la cantina.

L’uva Serpina e il Manzoni Bianco

Ci sono poi altri due vitigni autoctoni dei Colli Euganei che meritano una menzione speciale e che sono diventati simbolo di questo territorio verde e termale al tempo stesso: l’uva Serprina e il Manzoni Bianco.

La prima dà vita al Serprino DOC, ingiustamente chiamato il Prosecco dei Colli, per quanto le sue caratteristiche siano simili a quelle della glera. Una beva leggera e fresca, frizzantina e che piace a tutti.

Il Manzoni Bianco, invece, conosciuto anche come Incrocio Manzoni è nato in laboratorio nella scuola di enologia di Conegliano unendo il Riesling renano al Pinot bianco e conquistando, sorso dopo sorso, tutte le pendici dei Colli Euganei al punto da diventarne blasone. E regalando le sue note di peperone, ortica, frutta esotica che ben si sposano con il territorio, roccioso e boschivo al tempo stesso.

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Caterina Zanirato

Giornalista professionista innamorata dei viaggi e dell’enogastronomia. Sommelier Ais, degustatore di formaggi Onaf, gira l’Italia e il mondo in sella alla sua bicicletta a caccia di panorami speciali, sapori tradizionali e cantine tipiche. Per lei, il modo più bello per viaggiare è a passo lento, in silenzio e a contatto con la natura, conoscendo le persone e raccontando le loro storie.

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