Sulle terre del Palladio: i grandi vini dei Colli Berici

Annate storiche dei vini dei Colli Berici

Dare voce al territorio attraverso i suoi vini, dal Tai Rosso all’enigmatico Carmenère. Un sentimento condiviso dai soci del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza per valorizzare l’identità secolare di queste terre  

I Colli Berici sono il cuore verde del Veneto. Una culla di biodiversità a sud di Vicenza, da scoprire in ogni suo angolo, nell’affascinante unicità di un patrimonio straordinariamente ricco di arte e cultura.

Antichi monasteri e santuari si alternano a castelli e sontuose ville palladiane, marcando un mosaico di vigneti che testimoniano la loro storica vocazione alla viticoltura.

Non sorprende che i Colli Berici siano un territorio sempre più conosciuto rispetto al passato, mirando obiettivi ambiziosi attraverso la riscoperta della propria identità. Lo testimonia l’incessante lavoro del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Berici e Vicenza, diretto da Giovanni Ponchia: ventotto soci che puntano i riflettori sul proprio patrimonio, il vino.

Un binomio fatto di perle enologiche e architettoniche che convivono e si nutrono dello stesso terroir.

La lunga storia delle colline che nascono dal mare

Un viaggio iniziato 60 milioni di anni fa, nei fondali del mare tropicale che ricopriva l’intero globo terrestre: dalle pressioni magmatiche emergono i Paleoberici, la formazione più antica di queste colline.

Scompariranno dopo fasi alterne di sovralluvionamenti ed emersioni, con la conseguente nascita di una barriera calcareo-corallina: la stessa che caratterizza, ancora oggi, le “scogliere” che da Lumignano portano a San Donato di Villaga.

Il terroir alla base della qualità dei vini dei Colli Berici

L’area collinare odierna è una sorta di semicerchio a gheriglio di noce, che abbraccia dorsali regolari a ovest e rilievi che arrivano a raggiungere i 400 metri, a est.

Lì dove c’era l’acqua (intorno all’anno Mille erano due i grandi laghi ai piedi dei Colli Berici) ora la vite poggia su suoli prevalentemente calcarei, con argille rosse e basalti, dove non è raro ritrovare resti di antichi organismi marini.

Il clima favorevole e l’ottima capacità di drenaggio creano sinergia in un terroir dall’identità definita, capace di esaltare le varietà autoctone così come i più famosi bordolesi che, da queste parti, sono ormai di casa.

Il Tai Rosso, il grande testimone delle vigne vicentine

Tra vigneti, natura e architettura, il paesaggio dei Colli Berici è un’oasi di tranquillità in cui il Tai Rosso racconta da secoli la sua lunga storia.

Parente strettissimo di Cannonau e Grenache, il vitigno vicentino è presente sul territorio da lungo tempo, arrivato probabilmente dal sud della Francia grazie ai Cardinali di Vicenza, sostenitori del Papa di Avignone durante lo scisma.

L’ex Tocai Italico si esprime con sottili differenze, a seconda dei terreni più o meno alcalini, in generale sono tipiche le note speziate e gli aromi di mora e lampone.

Le versioni fresche e immediate di solo acciaio si rivelano altamente convincenti, così come quelle di Tai Rosso Riserva (nel disciplinare dal 2009) a cui il Consorzio sta dedicando parte dei suoi progetti di valorizzazione.

In questo senso, colpiscono il Tai Rosso di Vitevis e di Mattiello, il Rovea di Cantina Pegoraro così come il Colpizzarda della storica cantina Dal Maso.

Dal Merlot al Cabernet, le “uve franzesi” autoctone di queste terre

A “dimora” da oltre 200 anni sui Colli Berici, Cabernet e Merlot danno risultati davvero importanti, soprattutto nelle Riserve.

La testimonianza è il Merlot in purezza Campo del Lago, fiore all’occhiello di Alfredo Lazzarini e tanto amato da Veronelli: una storia mai dimenticata e ripresa oggi grazie al lavoro dell’azienda Inama.

Sul filo della grande tradizione, famosi erano i vini dei Conti Trento nella prestigiosa Villa da Schio a Costozza, prodotti già nel 1800.

Altre etichette degne di nota sono il Pozzare della cantina Piovene Porto Godi e il Cicogna Cabernet dell’azienda Cavazza, insieme al suo pregevole Syrah.

Carmenére, il vitigno a lungo confuso con il Cabernet Franc

Una storia affascinante quella del prestigioso vino del Mèdoc, scomparso dopo la fillossera: solo dopo attente analisi genetiche, fu scoperto che il Cabernet Franc, detto anche Bordeaux Nero nelle vigne vicentine, altro non era che lo scorbutico Carmenère.

Un vitigno non facile, da raccogliere alla giusta maturazione, erbaceo e speziato, dall’inconfondibile aroma di mirtillo ma che, nei Colli Berici, dona un vino unico, affascinante, una chicca preziosa di queste colline.

Aziende importanti come Inama raggiungono le vette internazionali con i Carmenère in purezza Carminium e Oratorio, così come il Foliage della Cantina Mattiello e il Carmenère di Cà Basso che colpiscono per finezza ed eleganza.

Tanto da far pensare che la nuova strada da percorrere nei Colli Berici sia proprio questa.

Dal Pinot Bianco al Sauvignon, il gusto sapido dei Colli Berici 

La storica vocazione per i vini rossi non toglie spazio a grandi vitigni come Pinot Bianco e Manzoni Bianco, insieme a Chardonnay e Sauvignon, Tai Bianco e Garganega.

Una produzione (circa il 30%) concentrata maggiormente nelle zone di origine vulcanica e lì dove affiorano giacimenti basaltici, lungo la Riviera Berica.

Affascinante il Pinot Bianco Trasparenze di PuntoZero così come interessanti il Manzoni Bianco di Cà Basso e Costalunga. Incantevole il Sauvignon Bericanto e il Tai Bianco dell’azienda Pegoraro.

Da menzione anche una crescente produzione rosé: Tenuta Zai ne è un fulgido esempio di freschezza e dinamismo.

L’importante opera del Consorzio Tutela Vini DOC Colli Berici e Vicenza

Il ruolo centrale ricoperto dal Consorzio di Tutela diretto da Giovanni Ponchia ha creato, quindi, un nuovo percorso nella DOC Colli Berici che conta, oggi, 700 ettari. Un lavoro capillare che dimostra quanto lo spirito di squadra sia forte e coeso.

L’importante lavoro di zonazione, intrapreso tra il 2002 e il 2005 in collaborazione con la Regione Veneto, sta dando i suoi frutti, con vini in forte ascesa sul piano qualitativo.

Inoltre, la crescente consapevolezza della predisposizione alla longevità, legata non solo al DNA delle uve ma anche all’ambiente pedoclimatico dei Colli Berici, ha spinto sempre più aziende ad allungare i tempi di affinamento in bottiglia.

Un angolo di Veneto che sta lavorando ad un progetto identitario e che riesce a mettere insieme i vini rossi più strutturati con quelli dal portamento più agile, senza dimenticare i bianchi sapidi e guizzanti.

Identità territoriale con un unico marchio di fabbrica: la qualità prima di tutto.

Per maggiori informazioni sui Vini dei Colli Berici: www.consorzio.bevidoc.it